mercoledì 31 gennaio 2007

La lettera di Veronica

Al di là degli aspetti "privati" che la lettera di Veronica Lario a La Repubblica manifesta, con un senso d'imbarazzo per chi legge, mi sembra che vi siano due o tre segnali che vanno invece colti perchè "pubblici". Non voglio perciò entrare su quello che riguarda la sfera privata tra marito e moglie. Quel senso di definitiva rottura che non ci sorprende più di tanto. Succede anche nelle migliori famiglie, si direbbe. Il perchè e il percome sono roba loro. Quello che invece non può passare inosservato è il messaggio "politico" che la lettera contiene. Innanzitutto c'è un elemento imprescindibile di attacco. Se è vero - a dirla con Marshall McLuhan - che " il media è il messaggio", Veronica Lario ha voluto trasformare il suo "risentimento" in gesto politico. La scelta del principale media antagonista del ruolo politico del marito mette in evidenza che Veronica Lario ritiene che Berlusconi non sia più una persona affidabile. Non solo, ma evidenzia che il conflitto d'interessi che domina il mondo di Berlusconi è oltremodo vero e reale. Se finanche la moglie ha dovuto scegliere un giornale "nemico". Ma il messaggio "politico" più evidente è che Berlusconi non rappresenta più i valori dell'Italia neo/com. E' un uomo senza qualità, ci dice la moglie, che non ha rispetto della dignità e delle sensibilità delle donne e della famiglia. In piena querelle sul valore della famiglia - leggi Pacs e diritti di coppia - il leader della Casa delle Libertà non avrebbe voce in capitolo per rappresentare l'area moderata del paese. Un brutto e duro colpo all'uomo che per dare credito alla sua responsabilità giurava "sulla testa dei figli". Berlusconi non solo deve scuse pubbliche alla moglie, ma dovrà in qualche modo spiegare agli italiani se le sue gaffe e le sue battute - puntalmente smentite o minimizzate - non siano invece la ragione stessa delle sue idee.





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