giovedì 29 marzo 2007

Come siamo caduti in basso

La pubblicazione sul mensile Rcs OK Salute del servizio fotografico che ritrae Veronica Lario , la moglie di Berlusconi, in topless, fatto nel marzo del 1980 durante la rappresentazione de “Il magnifico cornuto”, in scena al teatro Manzoni di Milano è davvero il punto più basso che ha raggiunto questa morbosa quanto stupida corsa al sensazionalismo gossipparo.
Che senso ha pubblicare foto di 27 anni fa? Che straordinaria notizia è vedere il topless di un’attrice che recita a teatro? .”Fotografie mai viste prima”, sottolinea Paolo Pietroni, direttore del mensile che vanta il prof. Umberto Veronesi come sponsor e tutor della rivista.
E allora? Scommetto che se va in soffitta a casa sua chissà quante ne trova di foto mai viste prima . Con i nostro potenti mezzi ne abbiamo trovata una che lo ritrae in atteggiamento davvero scabroso. Foto che Pietroni, nonostante ci abbia provato, non è riuscito a togliere dalla circolazione. Non possiamo non pubblicarla.
Scusate ma non c’è proprio fine alla stupidità e alla meschinità.

mercoledì 28 marzo 2007

Casini punta in alto...

All'indomani dall'approvazione al Senato del provvedimento per il rifinanziamento delle missioni militari all'estero, votato dalla maggioranza e dall'Udc, Pier Ferdinando Casini, al termine di un ufficio politico convocato per definire come muoversi dopo il traumatico voto di ieri, ha chiesto di poter incontrare il presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano. Obiettivo di Casini & C è quello di suggerire al Presidente l’avvio delle consultazioni per la nascita di un Governo di salute pubblica. L’UDC ritiene che il governo Prodi è un governo che ha esaurito il suo ruolo e non può contare sulla maggioranza in Senato – non ha, dicono i centristi, i richiesti 158 voti. Per cui non è più legittimato a governare. Vada a casa!
La richiesta di incontro, promosso autonomamente dall'UDC, sembra aver spiazzato la CDL. Le reazioni sono tutti improntate più che altro al risentimento e denunciano una fuga in avanti che di fatto allontana sempre più l’UDC dai suoi ex alleati. Fin qui la cronaca politica su cui nei prossimi giorni ci allieterà il teatrino delle reciproche ripicche mediatiche.
Ma a guardarci bene c’è dell’altro. L'allungo di Casini è di quelli che non prevedono possibilità di marcia indietro. Se qualcuno aveva avuto dubbi sul fatto che Casini non aveva più intenzione di lasciare a Berlusconi la leadership dell’opposizione. E’ servito. Il bolognese corre da solo. E a nulla valgono i distinguo di Giovanardi o le frenate di Buttiglione. Pier Ferdinando la spallata vuole darla. Non a Prodi ma a Berlusconi. Non sa se riuscirà a resistere al contraccolpo. Ma da buon democristiano, non tanto ex come ama definirsi, si è anche costruito una via di fuga o se volete un ulteriore azzardo. Quella/o di battitore libero che con la scusa di essersi accreditato come politico responsabile e tutto sommato coerente ha in realtà un chiaro obiettivo. Convincere o costringere il centrosinistra a dare corso ad una riforma elettorale che dovrà premiare il centro “variabile”. E’ qui che Casini si gioca molto del suo prossimo futuro. E’ qui che Casini non può sbagliare.
Un dato generale che comunque emerge e fa pensare a scenari vicini alla fantapolitica ci dice che mai come in questo periodo nella politica italiana si è assistito a questa caotica indecisione. Tutto gira come un vortice impazzito e condizionato dalla volatilità delle posizioni. Tra nuovi partiti e possibili federazioni, tra scissioni e transfughi, tra dissidenti e disobbedienti, tra indecisi e frustrati tutto sembra possibile. E all’orizzonte si intravede, tra cortei pro e manifestazioni contro, ricatti e gossip, fischi e contestazioni, una pericolosa “marmellata” di populismo demagogico che rischia di coprire tutto e tutti.

martedì 27 marzo 2007

Finanziare i partiti. E' ora di ripensarci

Il lungo articolo sull'Unità del tesoriere dei DS, Ugo Sposetti, sulla necessità di tornare al finanziamento pubblico dei partiti, molto probabilmente non ha incontrato grande attenzione e soprattutto non ha trovato fin qui commenti. Mi permetto quindi di arrogarmi il diritto di farlo e tornare su quanto Sposetti ha voluto senza remore ribadire con chiarezza. Il tesoriere dei DS scrive che è necessario innazitutto levare il velo di ipocrisia che governa l'attuale normativa, frutto del referendum abrogativo della legge sui finanziamenti ai partiti del 1993, sui rimborsi elettorali. Sposetti fa notare e con lui la Corte dei conti che questi "rimborsi" sono in realtà veri finanziamenti pubblici. Alcuni evidenti dati relativi alle ultime elezioni europee rivelano che i partiti hanno incassato dallo Stato molto ma molto di più di quanto hanno in realtà speso (249 milioni di euro incassati contro gli 89 spesi). Continuare a far finta di niente è non solo offensivo ma anche stupido. Quindi. La politica ha bisogno dei finanziamenti pubblici. Non c'è via d'uscita. Raccontarci la favola che i partiti devono vivere dei contributi dei propri iscritti e delle trattenute sugli stipendi degli eletti è fare dispetto all'intelligenza di noi italiani. Sposetti dice che senza finanziamento pubblico si rischia di "lasciare spazio a persone o gruppi dotati di una forte disponibilità finanziaria o mediatica", con il risultato di negare la democrazia e il suo oggettivo sviluppo. Sposetti ha ragione! Il costo della politica è un dovere di uno stato civile e democratico. E' quindi una questione attuale che va affrontata e risolta. Con limpidezza e soprattutto con chiarezza. Chi come Ldv o i radicali bloccano ogni soluzione possibile ( l'ultima è la proposta dello stesso Sposetti che con Boato avevano suggerito la nascita di Fondazioni di partiti per beneficiare dei contributi pubblici) non può "gridare " al ladro e richiedere a gran voce i "rimborsi elettorali". Non vi è dubbio che l'esperienza di Mani pulite e dei tanti piccoli e grandi scandali sui finanziamenti occulti alla politica che abbiamo intravisto e seguito in giro per l'Europa e non solo, non ci permettono di essere particolarmente disponibili a rivedere l'esito di quel referendum del '93. Resta, però, il fatto che se questo paese non vuole delegare la sua podestà ai tycoon dell'economia, ai concessionari di stato e/o ai rider della finanza deve risolvere e presto questo problema. Continuare ad essere presi in giro con il gioco delle tre carte, chiamando rimborso quello che è puro finanziamento non è degno di un paese civile. Che dite?

sabato 24 marzo 2007

Peppone e Don Camillo sbarcano in Sicilia

La denuncia per danni "patrimoniali e morali" dell'europarlamentare DS Claudio Fava all'editore-direttore del quotidiano la Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, reo di aver disposto ai giornalisti della "sua" testata" di non pubblicare mai e per alcun motivo il nome dell'europarlamentare merita un commento. Fava parla di "censura chirurgica" ai danni delle sue iniziative parlamentari, non permettendo ai suoi elettori di essere informati su queste attività. Un danno non solo morale ma anche materiale, visto che per Fava lavora una nutrita segreteria, chiamata a gestire e alimentare il "consenso" all'euroOn.
Da parte suo Ciancio Sanfilippo, l'uomo che comanda a Catania, risponde a muso duro. " La decisione è mia. Fava parla male di me. Non perde occasione per insultarmi. E io non lo pubblico." Insomma, nessuna censura e nemmeno attentanto alla libertà di stampa, solo una questione "molto personale" tra due catanesi che come si dice da quelle parti "non si sono presi di carattere". Come era prevedibile fioccano i commenti. Anna Finocchiaro e i DS , parlano di "inaccettabile monopolio dell'informazione", grida manzoniane che lasciano impertubabile l'editore-direttore . La querelle tutta catanese ci riporta con un sorriso malizioso un pò ai dispetti tra Peppone e don Camillo.

Verso il Partito Democratico

"Andiamo avanti verso il Partito Democratico tra scandali tessere, fine della spinta riformatrice liberal, pulsioni neoclericali e rilancio dell'identità popolare".
Su Europa, giornale della Margherita

venerdì 23 marzo 2007

Photo/ Benvenuto Knut


Letizia Moratti e il poliziotto Rick Deckard

A Milano fervono i preparativi per la manifestazione per la Sicurezza promossa dal sindaco Letizia Moratti. I numerosi rappresentanti dei mille comitati spontanei che hanno dato vita al comitato organizzatore scalpitano e sgomitato per un posto in prima fila sul palco. Confermata la presenza di Silvio Berlusconi, qui in veste di Consigliere Comunale che sostiene l'iniziativa del "suo "sindaco, e di molti rapprenentanti della CDL e della Lega, pronti a far sfilare le loro camicie verdi. In giro per la provincia manifestazioni parallele, fanno un pò da prova all'italiana. Un proliferare di piccole manifestazioni che non ha risparmiato nemmeno i quartieri e le vie del centro della città. Milano è in mano alla criminalità. La città reagisce. Il sindaco chiama a raccolta i cittadini. Vogliamo 500 poliziotti in più. Basta violenza, degrado, prostituzione, spaccio, rapine nei negozi e nelle botteghe. Basta violenze sulle donne e sui bambini. Tutto condito in salsa antigovernativa. A nulla sono valse le raccomandazioni che hanno invitato il sindaco Moratti a moderare i toni e non eccedere nell'allarmismo che sono giunte dalle organizzazioni di solidarietà della città e soprattutto dalla Curia milanese. Cosi fioccano le critiche e le polemiche. Dalle più ferocci " Il sindaco fa la manifestazione perché così vogliono la CdL e Berlusconi", alle più politiche " il sindaco nasconde le sue responsabilità in modo strumentale dietro i disagi reali prodotti dal degrado e dall'illegalità". Fino al sdarcasmo "C'è un clima da rivoluzione culturale". E via sparlando. Ma un dato oggettivo emerge. Milano è una città che non riesce a dominare le sue contraddizioni. Soprattutto non riesce a rinnovare le sue aspirazioni e le sue speranze. Ecco allora che si rifugia nei suoi peggiori istinti. Vive di pancia le sue difficoltà - che sono poi le stesse di quasi tuttte le metropoli del mondo. Ma le manifestazioni servono solo ad esagitare gli animi. Favorendo fenomeni come l'autogiustizialismo, le ronde verdi, la caccia al diverso, la fuga dalla città e soprattutto la convinzione che la città ha bisogno di blade runner. I problemi sono reali, non vi è dubbio, ma vanno affrontati con decisione e con saggia amministrazione . Cominiciando ad illuminare le strade di notte, ridando storia e spessore alla periferia animandone i sobborghi con vita sociale e culturale. Trovando risorse ed energie per lottare contro la costituzione spontanea dei ghetti etnici. Favorendo e sostenendo l'artiginato culturale e sociale. Investendp sui giovani e sulle loro aspirazioni. Regalando sorrisi e colori alle nostre inquetudini.
Mrs. Moratti chieda consiglio a Tony Blair o al sindaco di Londra o se non vuole avere niente a che fare con la sinistra provi con quello di Berlino o con quel santo uomo di Bloomberg a New York.
Un consiglio in più, con sincera ammirazione e deferenza: per favore non si faccia consigliare dall'ormai mitico fustigatore delle altrui nefandezze, PierGianni Prosperini.

Il disappunto USA, un atto dovuto!

È scontro aperto tra maggioranza e opposizione dopo il disappunto manifestato dal Dipartimento Usa sulle trattative del governo italiano che ha portato alla liberazione del giornalista Daniele Mastrogiacomo. Uno scontro che preannuncia tempesta in vista dell’approvazione al Senato del decreto di rifinanziamento alle missini internazionali. Fausto Bertinotti, che anche da presidente della Camera non molla il megafono della sinistra estrema si convince che : « La trattativa è stata fatta utilizzando legittimamente e coerentemente tutte le forze ufficiali e informali, dentro un progetto guidato dal governo». Gli fa eco il leader dei Ds, Piero Fassino che sottolinea il fatto che «in Afghanistan ci siamo posti l’obiettivo di liberare Mastrogiacomo senza mettere minimamente in discussione il nostro impegno al fianco degli Stati Uniti». Ma dall’opposizione Gianfranco Fini, fa notare che aver trattato con il feroce mullah Dadullah, concedendogli legittimità e notorietà, oltre che la liberazione di 5 terroristi talebani, ci ha regalato la «perdita di credibilità del governo in politica internazionale ». Berlusconi & C gridano allo scandalo per il colpo basso inferto agli amici americani e dichiarano di non essere più disposti a votare il rifinanziamento delle missioni a meno che non cambino le regole d’ingaggio – più aperte all’uso delle armi pesanti - dei nostri militari in Afghanistan.
Il Ministro degli Esteri con la sua proverbiale e fredda lucidità fa sapere che l’obiettivo era salvare una vita umana. Si è fatto. Le chiacchiere sono a zero. Aver voluto o dovuto far ricorso ad un organizzazione umanitaria, Emergency e al suo leader Gino Strada, i nervosismi del ministro della difesa Parisi e le incomprensioni del Dipartimento USA, non cambiano il successo dell’operazione.
Da qui la riflessione che per liberare un ostaggio bisogna trattare con chi lo ha sequestrato. Non c’è altra possibilità. E se si vuole liberarlo bisogna che le trattative abbiano quindi delle condizioni e delle concessioni. In altri casi si è usato il denaro. Tanto denaro – vedi le due Simone e la giornalista Giuliana Sgrena. L’Italia non è l’America. Per noi la vita umana ha un valore “superiore”. Quindi trattiamo e riportiamo a casa i nostri sequestrati. Quando non ci riusciamo come con Baldoni, tentiamo di rimuoverne il ricordo. Il rapimento fa parte della nostra cultura di popolo e ogni volta ne subiamo il tremendo contraccolpo psicologico. Ne abbiamo sofferto così tanto che ogni volta si riapre una drammatica ferita. Non abbiamo la forza di “negoziare”. Cediamo perché prima finisce meglio è.
Così hanno fatto i parenti dei sequestrati in Sardegna e in Calabria. Così ha fatto sempre lo Stato se escludiamo il sequestro dell’on. Aldo Moro– di cui ancora paghiamo un collettivo rimorso per non averlo liberato - ma ricordando Sossi, Cirillo, etc. .
Tutto questo il nostro Ministro degli Esteri lo sa bene. E non ha indugiato nelle rigide posizioni che gli venivano prospettate dai "negoziatori di professione". Mentre da più parti si fa notare che gli americani comunque non potevano non sapere. E che il disappunto ampiamente riferito e riportato – ed oggi così stupidamente strumentalizzato - fa forse parte della strategia complessiva concordata con Condy. Una forma di atto dovuto. Subito risolto da reciproche dichiarazioni di rinnovata fiducia e cooperazione.

mercoledì 21 marzo 2007

Photo/ La mafia non può vincere


La "curiosità" di Sircana di vedere l'effetto che fa

Le foto maledette di Silvio Sircana, portavoce del governo, sono state pubblicate. Con la loro pubblicazione arrivano, con forse un po’ di ritardo, le spiegazioni: "Un momento di stupida curiosità", “se di qualcuno sono stato vittima, sono stato vittima esclusivamente di me stesso. Io so quello che ho pensato e fatto, ma, soprattutto - ed è quello che conta - so quello che non ho fatto", ha scritto in un articolo pubblicato sulla Stampa di Torino, Sircana.
Così le 'foto dello scandalo', ovvero quelle che lo ritraggono mentre dalla sua auto ferma sembra conversare con un transessuale hanno finito di costruire il mostro. A vederle bene, niente di strano. Si direbbe. In fondo, ognuno di noi è stato qualche volta colto dalla forte curiosità di “fare quattro chiacchiere con un trans”, per vedere da vicino l'effetto che fa. Chi a gran voce chiede le dimissioni o una gogna morale si chieda, al di là di una facile e possibile strumentalizzazione, che paese è mai questo che vive e si nutre avidamente di chiacchiere, illazioni e pettegolezzi.
Qualcuno dice che Sircana non è più credibile. Mi chiedo se la credibilità del portavoce del governo debba passare dalle sue frequentazioni notturne o come dice lui dalle sue “curiosità”. La storia di questo paese e la storia del mondo - vogliamo farne l'elenco ? - sono piene di personaggi politici e non che non sono riusciti a resistere alle loro “curiosità”. Non per questo non hanno fatto bene il loro dovere.
Quello che invece a mio giudizio va in qualche modo stigmatizzato è il feroce accanimento verbale e morale a cui è stato sottoposto Maurizio Belpietro. Questo sì, segna un passaggio che va in qualche modo sottolineato. Non solo per le prevedibilizi obiezioni sulla liberatà di stampa ma, soprattutto sull'ipocrisia che accompagna ogni volta la pubblicazione di notizie scottanti o se volete destabilizzanti. Il Direttore del “Giornale” ha fatto quello che un giornalista deve sempre fare. Ha pubblicato una notizia. Dovrebbero essere i suoi lettori a stabilire se la notizia ha un senso. Possibile che anche qui ci debba essere qualcuno che decide cosa un giornale possa pubblicare e cosa no? Belpietro ha fatto una scelta che altri suoi colleghi non hanno fatto. Se c’era qualcosa di illegale, il codice civile lo perseguirà, se c’era qualcosa di immorale, lo farà la sua coscienza, se c’era qualcosa di sbagliato, saranno i suoi lettori a penalizzarlo.
Per finire una piccola nota sul transessuale che viene ripreso dalla foto. Qualcuno si è chiesto se la pubblicazione della foto non lede il suo diritto alla riservatezza? O il fatto che sia un trans non lo protegge come persona?
Prodi e il Governo fanno bene a non entrare più nel merito della faccenda, dopo aver rinnovato la fiducia al portavoce. Forse Silvio Sircana qualche spiegazione la deve, ma non certo a chi legge i giornali o li scrive.

lunedì 19 marzo 2007

Il rimborso dell'IVA sulle auto... un miraggio o un imbroglio?

Il Governo, in piena Finanziaria, dopo la condanna della Corte Ue, aveva dovuto stanziare oltre 17 miliardi di euro per rimborsarne quattro annualità ma l’operazione rimborsi IVA sull’auto sta diventando un vero e proprio imbroglio. Manca ormai meno di un mese dal 16 aprile, termine per la presentazione dell'istanza di rimborso dell'imposta non detratta e le imprese, i lavoratori autonomi e i consulenti non sanno ancora come regolarsi. Il gioco dell’oca che il Governo ha istituito per restituire l’IVA ha un sapore di beffa, organizzata. Al punto che come rivela il Sole 24Ore sono molti a “rinunciare al rimborso, accusando il ministero dell'Economia di aver volutamente escogitato un sistema così diabolico da indurre i potenziali interessati a desistere”.

Tutto questo mentre ha preso attivazione il nuovo regime fiscale sui veicoli aziendali che prevede che i costi delle auto aziendali siano ora completamente indeducibili, anche quelli che si riferiscono alle auto concesse in uso ai dipendenti.

Photo/Mastrogiacomo è libero


Cesare Battisti e la "giurisprudenza Mitterand"

L'ex terrorista Cesare Battisti è stato arrestato in un albergo di Copacabana, a Rio de Janeiro in Brasile. Era latitante dal 2004, quando si dileguò da Parigi - dove si era rifugiato dal 1990, rifatto una vita da scrittore di gialli polizieschi, sposato e messo al mondo due figlie - all’indomani della notizia che il presidente Chirac aveva dato il suo via libera alla richiesta di estradizione proveniente dall’Italia.
Ex leader del Proletari armati per il comunismo (Pac), Battisti era stato condannato definitivamente due volte all'ergastolo per l’omicidio del igioielliere Torreggiani, - durante il tentativo di rapina veniva ferito anche il figlio del gioielliere , oggi paraplegico, - per l'omicidio di un maresciallo degli agenti di custodia di Udine e di un agente della Digos e di militante del MSI durante un’irruzione in una sede di quel partito a Mestre.
L’annuncio dell’arresto è stato salutato da commenti contrastanti. Dall’Italia Prodi e Amato si sono congratulati con le forze dell'ordine per l’operazione. Dalla Francia invece giungono segnali di solidarietà e di mobiliatazione. In prima linea il filosofo Bernard-Henri Levy, che si fa promotore di una campagna affinché il nuovo presidente della Repubblica - "chiunque sia" – si opponga "a questa estradizione rispettando la parola data a suo tempo da Mitterrand a nome di tutta la Francia". Al filosofo fanno eco l'ex premier francese Pierre Mauroy che la vedova di Mitterrand con registi, attori, cantanti, scrittori e filosofi ricordano che il Comune di Parigi lo aveva posto "sotto la protezione della città", dopo che Battisti aveva formalmente abbandonato la lotta armata. A fare da controcanto alle esternazioni francesi non poteva mancare la voce di Oreste Scalzone che si è detto angosciato dalla notizia ma anche convinto che mai si otterra' per lui l'estradizione dal Brasile, visto che è un paese che non ha un trattato che la preveda.
Il caso di Cesare Battisti riapre una questione che questo paese deve in qualche modo risolvere. A oltre trent’anni dagli anni di piombo e dopo che molti esponenti del terrorismo, rosso o nero, hanno dato un taglio alla lotta armata e alla violenza, ricostruendosi una vita e riprendendo un percorso di socializzazione, ha ancora senso mantenere inalterati i profili di reato di cui si sono resi responsabili, anche se non hanno completato il percorso penitenziario a cui sono stati condananti? Che senso ha ancora la cosiddetta “giurisprudenza Mitterand” secondo la quale la Francia avrebbe dovuto accogliere e proteggere gli ex partecipanti a movimenti di estrema sinistra che hanno rinunciato alla violenza? Questo nostro paese è pronto ad un’amnistia per fatti di terrorismo? Infine come leggere le accorate proteste dei familiari delle vittime che non riescono più ad accettare di vedere ex terroristi diventare protagonisti – omaggiati e riveriti - di dibattiti e di talk show televisivi?
Io credo che a queste domande si dovrà dare una risposta chiara e assoluta. Il terrorismo non può essere amnistiato, ma tanto meno si può accettare che chi ha vissuto questa esperienza non debba trovare la possibilità di riconquistare una nuova vita. Partiamo da qui.

domenica 18 marzo 2007

Un chirurgo miserabile

Le accuse che alcuni pazienti hanno rivolto al prof. Edoardo Austoni, primario di urologia e andrologia e docente universitario di fama internazionale, ferito lo scorso novembre nel centro di Milano, sono davvero abominevoli. A leggere quello che i tanti pazienti raccontano ne esce il profilo di un uomo miserabile che, senza scrupolo e senza pietà, traeva vantaggio dalla paura di morire dei suoi pazienti.
Soldi in cambio della possibilita' di ottenere interventi chirurgici piu' rapidi o cure praticate dal Servizio sanitario nazionale.
Quale peggiore nefandezza può esserci dall’esercitare il ricatto più vile che agisce sulla vita e la morte di qualcuno? A leggere le testimonianza vengono i brividi. Una infamia che i dieci colpi di pistola che sono echeggiati nell’androne della clinica e nella fiammante Porche del professore volevano , forse, vendicare. Un’infamia che chiama alle proprie responsabilità anche tutti coloro che sapevano. Ed erano in tanti. Perché queste cose, anche se si tenta di nasconderle, hanno un olezzo tremendo. Un feto di fogna che non può non aver sentito chi viveva, lavorava o “veleggiava” nella baia di Portofino con il miserabile chirurgo.

Ipse Dixit


" Tra prescrizioni, leggi modificate o abrogate, si è sostanzialmente arrivati a una riabilitazione complessiva di tutti coloro che avevavo commesso quei reati. Con un livello di corruzione percepita che non si è modificato. E, soprattutto, con una rinnovata diffusione del senso di impunità prima imperante".

Gherardo Colombo, Magistrato di Milano, il giorno dell'annuncio delle sue dimissioni dalla Magistratura.

sabato 17 marzo 2007

Tutte le vallettopoli del mondo

Tra qualche giorno il polverone che si è alzato sulle vicende di "Vallettopoli" , con tutte le sue idiozie, le sue miserie, le sue povertà e i suoi insopportabili moralismi, si disperderà. A qualcuno resterà un piccolo marchio. Ma come si fa in questi casi, si agiterà e con una scrollatina di spalle si libererà di quel pò di fango che lo ha imbrattato e ..ricomincerà a vivere.
Una vicenda che non lascerà segni indelebili se non qualche toccatina di gomito all'incontro o qualche sagace battutina allo scontro. Déjà vu! Tra un anno o forse più, un altro pm di una piccola procura del paese, tornerà a raccontarci un'altra storia di ordinaria stupidità o di eccezionale banalità.
Questa vallettopoli, come le altre vallettopoli di questo paese e di tutti i paesi continua dirci una sempre stessa cosa. Siamo figli e padroni della vita degli altri. Orecchiando, molestando, guardando, con curiosità e malizia, con risentimento e paura. In fondo volendo a tutti costi vivere la vita degli altri. A tal punto che siamo disposti a pagare perche qualcuno ce la racconti. Ma a noi piace che la storia sia piena di difetti, di segreti svelati e di caducità morale, quella fisica ci da noia e fastidio.
Paghiamo per scandalizzarci e per indignarci. Perchè le povere nostre vite possano apparire migliori di quelle che sono. Paghiamo per avere il diritto di credere che la diversità delle nostre occasioni - vinte operdute- sia invece altra cosa dalla disponibilità a negarsi, a vendersi, a darsi.
Corona e i suoi hanno fatto quello che tutti gli abbiamo chiesto. Si sono sporcati le mani, hanno agito con malvagità, con criminalità e con spregiudicatezza. Ma glielo abbiamo chiesto noi di farlo. Abbiamo fatto leva sulla loro voglia di far soldi, senza scrupoli, sulla loro stupidità che li attanaglia in Costa Smeralda o sull'ultimo modello di Bentley. Altrimenti come avrebbe potuto ricattare i nostri piccoli o grandi oggetti del desiderio? La pubblicazione delle loro foto, spinte, imbarazzanti, sconvolgenti, immorali sono in realtà il gioco del giudizio che ci eccita. Scoprirli in difetto o in balia delle loro miserie, ci fa sentire giudici inesorabili e ingiusti di un successo immeritato o di una ricchezza immotivata. Questa vallettopoli e tutte le vallettopoli del mondo continuano a dirci, in verità, che la gente come Corona, Mora e compagnia cantando, se non ci sono bisogna invertarli. E state tranquili che non smetteremo di inventarli. Per il nostro barbaro, insensato e incontrollato desiderio di sentirci migliori di come siamo. Al diavolo, tutto il resto.

Arriva il partito di Montezemolo

La notizia tra il gossip e l’indiscrezione l’ha lanciata, qualche giorno fa, Pasquale Laurito, proprietario-direttore di Velina Rossa, l'agenzia di stampa che si dice sia molto vicina, anzi ispirata da Massimo D’Alema. Notizia che è rimbalzata come una pallina avvelenata tra i corridoi di Montecitorio, per essere in qualche modo poi ripresa da news on line, fino a dover essere smentita direttamente dall’interessato. Anche se tutti fanno notare, che lo ha fatto a bocca chiusa, come il coro della Butterfly, di cui si dice sia un grande estimatore. Di cosa si sta parlando? Ma del futuro politico di Luca Cordero di Montezemolo. Sembra - e la Velina Rossa a questo sembra fa seguire , non tanto - che l’attuale presidente di Confindustria, pronto a lasciare, si dice anche anzitempo, per forti incomprensioni con i suoi associati più rilevanti, la carica di leader degli imprenditori, si stia dando molto da fare per dare vita ad un movimento politico, vicino per simpatie e convinzioni a Pier Ferdinando Casini e alla sua UDC.
Sembra che Montezemolo si stia anche muovendo per creare una lobbying istituto-parlamentare in grado di esercitare una forte pressione per favorire un veloce percorso alla definizione della nuova legge elettorale. Obiettivo: arrivare senza indugi all’assunzione del modello tedesco con uno sbarramento sotto il 5% e senza premio di maggiornaza. Come si sa una legge sifatta favorirebbe le aspettative di Casini %C e garantirebbe al centro di diventare l'ago della bilancia, alleandosi di volta in volta con un polo o con l'altro, restando sempre al potere. Ma il progetto è più ampio. Sembra che le mire dei due nuovi gemelli di centro - qualcuno li ha battezzati i nuovi "Gemelli diversi" - siano davvero convergenti. Montezemolo punta dritto a Palazzo Chigi o se proprio non ci riuscisse, si accontenterebbe del Dicastero dell'Economia; Casini guarda un po’ più su, ambirebbe il Colle. Nei vicoli intorno a piazzale Chigi o a piazza S.Silvestro a Roma, tutto questo non viene considerata una barzelletta. C’è chi giura che è tutto vero. Si parla anche di incarichi a sondaggisti e ad agenzia di comunicazione. Nei tavolini dei bar in piazza San Lorenzo in Lucina passano di mano fogli con grafici e percentuali. Sguardi allibiti e increduli commentano dati che sembrano venire da Marte. “ E’ possibile che possa arrivare, addirittura, a superare il 10% e raggiungere addirittura il 15%” , si sente dire tra un tramezzino e un caffè. Pasquale Laurito, fa il sorrisetto di chi la sa lunga e ricorda agli increduli onorevoli, portaborse e curiosi che fanno capanello al bar della piazza che LCdMontezemolo non va assolutamente sottovalutato. I suoi agganci internazionali di uomo di successo e soprattutto la sua straordinaria capacità di far credere, al mondo e agli italiani, di essere capace a fare quello che poi gli altri fanno per lui – leggi Marchionne/FIAT - sono uno specchietto irresistibile per i fans di Mastella, per gli scontenti del neo-nascente partito democratico –che ancora non c’è e già perde pezzi per strada - , per gli ex popolari della Margherita, e soprattutto per quelli di FI e di AN che non ci credono proprio alla federazione della CdL .

venerdì 16 marzo 2007

Non nel mio giardino

La decisione della giunta del Molise di dare parere negativo alla realizzazione della prima centrale eolica offshore d'Italia, un progetto per un parco di 54 pale alte tra i 60 e gli 80 metri da far sorgere in pieno Adriatico, a circa tre chilometri dalla costa tra Vasto e Termoli, ci richiama alla realtà.
Ad una strana e bizzarra realtà. In cui si assiste ad una sorta di schizofrenia latente. Da una parte, i numerosi, quanto a questo punto inutili, convegni e interventi, promossi, nelle più disparate sedi, dalla miriade di organizzazioni che promuovono fonti di energia sostenibile ed alternativa - forti del sostegno dei Governi e dei piani europei che vincolano i paesi membri EU di quote di produzione energetica proveniente da fonti rinnovabili - che salutano con entusiasmo questa svolta storica verso uno sviluppo sostenibile. Dall’altra, nel quotidiano e nel particolare , con sempre maggior evidenza e ripetitività, questo fenomeno di assoluto rigetto, che dopo tanti episodi in Italia e nel mondo, si è visto riconosciuto anche un nome : “not in my back yard”, che in italiano suona “non nel mio giardino”, come sindrome che si oppone all’insediamento territoriale di impianti e infrastrutture.
Il caso Molise ha suscitato vivaci polemiche da parte delle organizzazioni ambientaliste che avevano visto nell’insediamento eolico, il primo vero cambio di strategia della politica energetica italiana, tra l’altro anche il primo intervento che contribuirebbe realmente alla lotta ai mutamenti climatici e all'adeguamento agli obiettivi di Kyoto. Ma tant’è che il presidente della Regione Michele Iorio (FI), sulla scia delle proteste dei sindaci della zona, degli operatori turistici che vedono minacciata la costa e l’appeal turistico paesaggistico del golfo e del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, molisano DOC, ha bocciato il progettoQuesto in fondo è l’ultimo No di una lunga serie. Certo non si può fare di tutta un’erba un fascio. Ci sono No che hanno un peso diverso, diciamo un No più ambientalista, altri No più pacifisti, altri ancora più economici. Ma sempre di no si tratta. E sono No che partono tutti da un assioma che non solo infastidisce ma mantiene in qualche modo questo paese in perenne e costante ritardo. L’assioma è questo: Questi insediamenti, queste infrastrutture sono necessarie. Più che necessarie, assolutamente irrinunciabili…. I rifiuti ci stanno sommergendo, le fonti energetiche si stanno esaurendo e le vecchie costano troppo, i trasporti sono al collasso, il paese intero non si muove più, il clima è impazzito, etc… Occorre far presto e farlo in fretta. Ma non qui a casa mia. Come uscirne è il vero grande problema che questo paese deve risolvere. Non bastano certo i referendum o il coinvolgimento delle popolazioni. Che dite?

martedì 13 marzo 2007

Onorevoli colleghi, basta coca!

La proposta di legge, presentata da Pier Ferdinando Casini e firmata da diverse decine di deputati dei due schieramenti per istituire un test per i parlamentari per accertare l'uso di sostanze stupefacenti sta riscuotendo un certo successo. Alla proposta hanno aderito, oltre all'Udc, diversi deputati di An, di Forza Italia, dell’italia dei valori , dell’ Udeur, dell’ Ulivo e persino un rappresentante dei Verdi. “ Il fenomeno della droga”, dice Casini, “è ormai fuori controllo che gode purtroppo di troppe subalternità e forse di complicità. La droga è diffusa nei salotti bene, nel mondo dello spettacolo e dei professionisti e probabilmente anche nel mondo della politica. Spetta alla politica fare il primo passo e dare l’esempio”.
Iniziativa coraggiosa che non mancherà di suscitare le stesse polemiche che sta suscitando la proposta di Amato di fare i test agli studenti dopo un esame. Polemiche che coinvolgono la privacy. Questo paese e i suoi politicanti sono davvero strani. A volte non si capisce come, ma scoprono l’acqua calda e gridano “eureka”. Ma dove vivevamo fino all’altro ieri il Ministro dell’Interno e l’ex presidente della Camera? Immagino che non vadano in giro la notte e meno che meno frequentino discoteche. A loro hanno raccontato che i “drogati” stanno solo in periferia, sono emarginati o soffrono di disturbi sociali. Hanno di certo visitato qualche centro di recupero o hanno visto qualche puntata di Annozero dedicata a Scampia o ai quartieri degradati di Padova o di Torino, per farsi un’idea sul fenomeno della tossicodipendenza. La denuncia delle “Iene” li ha trovati un pò distratti. Ma solo per un attimo perché “adesso la credibilità della politica passa da una lotta alla droga senza quartiere”. Senza se e senza ma, dunque!

Mr. Putin, ci deve una risposta

E' giunto in Italia il presidente russo Vladimir Putin. Nella sua agenda moltissimi incontri politici e commerciali. Putin vedrà per la prima volta Papa Ratzinger, poi il capo dello Stato e infine Prodi e alcuni ministri a Bari. Un programma ricco che vuole rilanciare le "eccellenti" relazioni politico-economiche tra i due paesi. L'interscambio commerciale tra i due Paesi ha superato il volume record di 21 miliardi di euro. Un partner importante. Anzi sempre più importante come primo Paese produttore di gas e petrolio al mondo è un attore imprescindibile della sicurezza energetica a livello globale. Forte di questa sua peculiarità Putin anche in Italia non permetterà a nessuno di coinvolgerlo in imbarazzanti questioni. Per esempio sulla Cecenia o sui diritti umani. Argomenti ancora al centro delle perplessità che accompagnano il suo operato.

Ma qualcuno per favore chieda a Vladimir Vladimirovic Putin, se non spiegazioni, almeno come "pensa di arginare" la mattanza dei giornalisti russi. Putin sa bene che la Russia , oltre ad essere il paese con i giacimenti di gas più ricchi del mondo, è anche il paese europeo che vanta il triste primato del maggior numero di giornalisti uccisi.

Prodi da Mentana ... perchè nuora intenda

Che ci è andato a fare Prodi da Mentana? E’ la domanda che stamattina serpeggia tra le pagine di molti giornali. Erano 11 anni che il leader dell'Ulivo non faceva visita agli studi Mediaset. Ha scelto una giornata particolare? Sarà un caso ma ha scelto l’avvio dei suoi colloqui per definire una proposta condivisa di riforma elettorale.
“Una serata di valore istituzionale-politico, importante per Mediaset in cui l'ultima cosa che contava erano gli ascolti": ha commentato Enrico Mentana. Ad attenderlo fuori dagli studi del Palatino il presidente di Mediaset, Confalonieri , il direttore del TG5 Rossella e un centinaio di giornalisti, convocati dai due uffici stampa quelli del premier e quelli di Canale 5. Allora, che ci è andato a fare, in casa del suo nemico? A invitarlo a discutere serenamente sulla nuova legge elettorale? Invito prontamente rifiutato. Per mettere fine ad un ostracismo che non fa bene alla politica? Le dichiarazioni della CDL, solo pochi minuti dopo, sono stati davvero pesanti. Qualcuno, tipo Bondi, ha mandato subito a dire che il bastone e la carota non sono apprezzati in via dell’anima. Allora che ci è andato a fare? Non certo a dire come ha detto che il paese ce la può fare. Lo dicono i conti di Padoa Schioppa. O che il suo governo è il migliore possibile con questa maggioranza? Lo sanno anche i muri. Allora uno pensa che il premier sia andato da Mentana per mandare un messaggio a coloro che lo stanno tenendo sulla graticola e lo minacciano, adesso in segreto, di sfiduciarlo appena si muove, palesemente non possono più farlo, dopo la magra figura della sfiducia al Senato. Il messaggio ai “resistenti” è chiaro. Ci metto poco a mettermi d’accordo con Berlusconi. Sulla legge elettorale in fondo abbiamo lo stesso interesse, allungare i tempi, mentre facciamo finta di litigare, fino al referendum per trasformare il bipolarismo in bipartitismo e tarpare così le ali ai piccoli partiti, tanto a sinistra quanto a destra.
Messaggio così chiaro e forte che la Lega, ha fatto sapere oggi nel primo giro di colloqui del Premier non solo che la legge elettorale deve essere fatta ma che pur di evitare brutti scherzi che metterebbero il movimento di Bossi nell'angolo, è disposta ad aiutare il governo, soprattutto al Senato dove i numeri per il Professore sono risicatissimi.
Il silenzio degli alleati che ha accompagnato la performances televisiva di Prodi lascia credere che si sta cercando di capire fino a che punto il prof. vuole o può arrivare.

Trochetti molla ... arrivano gli stranieri

Il cda della Pirelli ha dato mandato al suo presidente Marco Tronchetti Provera di "esplorare tutte le possibili opzioni, non esclusa la dismissione della partecipazione" in Olimpia, "per la migliore valorizzazione strategica dell'asset nell'interesse di tutti gli azionisti". In poche parole: Pirelli molla Telecom. La decisione, ormai resasi obbligata dopo che il cda di Telecom Italia aveva dato via libera la progetto di public company voluto da Guido Rossi contro l’idea di Tronchetti di avviare una accordo finanziario con Telefonica , è maturata intorno a un tavolo, nella sede Pirelli della Bicocca, dove c'erano insieme con Tronchetti Provera, Gabriele Galateri di Genola (Mediobanca), Gilberto Benetton (Edizione Holding), Salvatore Ligresti (Fondiaria), Giovanni Bazoli (Intesa San Paolo), Giovanni Perissinotto (Generali) e Paolo Vagnone (Ras). Il ghota della finanza italiana.
La situazione era per tutti divenatata insostenibile. Tenuto conto che Pirelli, senza la palla al piede di Telecom può registrare ottime performances. La Borsa ha colto l’annuncio con euforia, facendo schizzare il titolo Pirelli di oltre il 10%.
Vi avvia così a compimento l’ennesimo fallimento imprenditoriale italiano. Incapace come dice Bersani di “raccogliere le sfide della liberalizzazione e dell'innovazione”. Mentre all’orizzonte si profila un’altra operazione di disimpegno nel settore delle tlc con l'offerta annunciata da Swisscom su Fastweb.
Non c’è alcun dubbio che il paese sta diventato terra di conquista. Notizia di oggi è l’interesse della russa Gazprom per Enipower. Destino inevitabile, dicono gli economisti, l’Italia non è un paese attrezzato per l’economia globale. Basta dare uno sguardo alle multinazionali tricolori, saranno al massimo 5 o 6. Ma un destino che non deve spaventare più di tanto. L’Inghilterra di Tony Blair ha vissuto un colossale esproprio che si sta concludendo con la cessione perfino dei mitici club di calcio in mano straniere. Attrarre capitali e finanziamenti stranieri in GB ha rappresentato la svolta economica che ha reso quel paese più ricco e più competitivo. Potrà essere anche per l’ Italia a patto che i nostri imprenditori si sveglino dal torpore e diano corso a progetti industriali dotati, come dice Bersani"di punti di stabilità strategica così come avviene in altri paesi attraverso banche, assicurazioni e fondi pensione. E che la piccola e media industria, vero asset economico e industriale del nostro paese, mantenga alti i suoi standard di qualità e di innovazione.

lunedì 12 marzo 2007

Le casse piene sono piene... i desideri tanti.

Tra una settimana il Ministro dell’Economia e del Tesoro, Tommaso Padoa Schioppa presenterà in Parlamento i dati sulla Trimestrale di cassa. Dalle prime indiscrezioni sembra che i conti pubblici stanno andando molto meglio del previsto. Addirittura meglio di quanto il Programma di stabilità si riproponeva. Il prodotto interno lordo nel 2007 potrebbe arrivare, come si è registrato con meraviglia nel 2006, al 2 per cento. Questa inaspettata crescita e il forte surplus di entrate, soprattutto se continuerà il recupero di evasione fiscale, realizzato nel 2006, potrebbe produrre una diminuzione del deficit facendolo scendere al 2,4 per cento del Pil rispetto all'obiettivo del 2,8 per cento, indicato dal Governo nella Finanziaria 2007.
Una buona notizia che se fossimo in una situazione di governabilità stabile diventerebbe un ottimo viatico per le fortune del paese. Ma come si sa si vivono giorni particolarmente burrascosi e su più fronti. Per cui questo bendiddio che arriva sta diventando un problema. Tutti i leader della maggioranza si chiedono, non senza personali interessi, cosa vorranno fare il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa e il governo di questa disponibilità? Le strade sono due: seguire la strategia del risanamento e presentarsi a Bruxelles con i conti ancora più in ordine del previsto, oppure restituire agli italiani quel tanto che cresce?
Tutti spingono per una soluzione salomonica. Abbassare il deficit solo fino al 2,7% e restituire il resto. Prodi ha più volte annunciato che se la crescita diventerà strutturale si abbasseranno le tasse. Gli ha fatto eco il viceministro Visco e tutti i principali leader dei partiti di maggioranza, da Fassino a Rutelli. Ma qui sembra che non si voglia aspettare il 2009. Le cose vanno bene, per cui non indugiare oltre. Si restituisca e basta!
Ecco che dal cilindro dei vari ministeri cominciano ad uscire le proposte.
Si comincia dall’abbattimento dell'Ici sulla prima abitazione, per passare alle possibili agevolazioni sugli affitti e all’innalzamento dei contributi per gli "incapienti", che hanno un reddito così basso da non poter godere delle diminuzioni di aliquote o all'aumento delle detrazioni fiscali. La Bindi vuole fondi per la famiglia e il ministro del lavoro li reclama a gran voce per gli ammortizzatori sociali.
Ma all’orizzonte si profilano degli ostacoli. Innanzitutto alcune decisioni che arrivano da Bruxelles e che graveranno sicuramente sui costi.
E poi c’è da mantenere una promessa fatta al ministro Di Pietro che aveva accettato a malincuore di rivedere il suo piano di investimenti infrastrutturali con l’accordo che appena possibile Anas e Ferrovie avrebbero avuto una corsia preferenziale per la spesa.
Far quadrare i conti e le aspettative dei Ministri sarà ancora una volta difficile. Ma stavolta, graziaddio, litigheranno per spendere e non per tagliare.

Incipit

"C'è in Italia una generazione politica che ha attraversato il ventennio di questa nostra grande carambola conservando una spettacolare coesione. Si tratta di un gruppo che, pur diviso in passato da feroci conflitti intestini, è riuscito sempre a presentarsi come un drappello di amici legato da vincoli più forti di qualsiasi controversia. Ma anche un pezzo di classe dirigente che con la fine del comunismo, proprio mentre sia ffacciava agli anni della maturità, ha visto svanire d'improvviso la sua ragion d'essere ed è poi riuscita a trovarsene un'altra.
E' l'ultima generazione prodotta da quella formidabile fabbrica di leadership che fu il Pci...."
Da "Compagni di scuola"di Andrea Romano/Mondadori

domenica 11 marzo 2007

Tremonti indica la linea, ma non è quella del suo Capo

Finito di presiedere la riunione del Parlamento del Nord, l’ ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti ha fatto un salto da Lucia Annunziata per dare "in mezz’ora" la linea politica con cui la CDL tenterà l’ennesima spallata al governo Prodi. La linea dice il vicepresidente di FI è semplice e chiara.
Bisogna tenere in funzione il Parlamento solo per dare vita alla riforma elettorale. Serve una riforma semplice che garantisce il governo che gli elettori hanno scelto, proporzionale, con il sistema di un uomo un voto, e l'antiribaltone . L'attuale modello elettorale non e' il massimo ma e' meglio della campagna elettorale continua. Prima si fa e meglio è”.
Fatta la legge subito al voto, perché questo governo non sta in piedi e sta facendo solo danni e demagogia, oltre al fatto che non ha vinto le elezioni e governa illegittimamente.
In effetti una chiarezza e una semplicità che Tremonti finalmente riconquista dopo averle smarrite quando da ministro dell’economia si arrampicava sugli specchi per convincere gli italiani che “eravamo un paese ricco e felice”.
Ma sembra che da qualche giorno non si parli con il suo capo. Altrimenti avrebbe saputo che dalle parti di Arcore o di Macherio, a giorni alterni, il problema sembra non essere più la tenuta del Governo, la nuova legge elettorale o il voto al rifinanziamento alle missioni internazionali. Tutti argomenti che non sono in cima ai pensieri del Cavaliere.
Berlusconi ha un problema bello grosso. Non è più sicuro di essere il capo del centrodestra. Da quando si è accorto che i suoi alleati stanno lavorando per se stessi e non sono più invasi dal sacro fuoco della riconoscenza non riesce a sorridere più. Qualcuno gli ha fatto sapere o capire che se questa situazione si sbloccasse, comunque si sbloccasse - accordo bipartizan sulla nuova legge elettorale o caduta del governo Prodi - lui ne uscirebbe con le ossa rotta. La sua leadership non reggerebbe più nè con il suo osannato bipolarismo imperfetto, meno che meno con il proporzionale che vuole Tremonti. Regalerebbe a Casini il centro del ring. E Pierferdinando non è uno che si farebbe sfuggire l'occasione per fare mazzetta con Mastella e quelli dell'ex Dc che non ci stanno al partito democratico e giocare di sponda con il pallino in mano.
Berlusconi sa che deve fare un salto di qualità. Per restare dov’è deve innanzitutto smarcarsi dall’equazione Prodi=Berlusconi. I due sono legati indissolubilmente dai reciproci destini. Ma per avere il tempo per farlo deve sperare che le cose restino come sono per un po’. Tanto Casini dovrà rientrare dalla sua libera uscita. Non ha il fiato per reggere. La complicità di Bossi non conosce crisi. E soprattutto Fini non è pronto a rilevare la ditta. Mentre quelli del centrosinistra, è sicuro, continueranno a farsi del male da soli. Visto come sono bravi a farlo. Perciò avanti piano così. Senza scossoni, per favore.

A Marco Travaglio e alla sua "lettera prioritaria"


"Non si può oltrepassare la linea tra una connessione di eventi e la distorsione di essi".
A Marco Travaglio capita troppo spesso di farlo. Ormai è diventato un professionista del "fuori gioco". Mettere in fila fatti o fattacci e trovarne un filo che li lega. A tutti i costi.




Via libera al Banco Popolare

Le assemblee di Bpi e Bpvn hanno approvato la fusione che dara' vita al Banco Popolare, terza banca italiana per capitalizzazione. L'istituto e' terzo anche per numero di sportelli (2.200), situati prevalentemente al Nord. Il gruppo avra' impieghi e raccolta diretta per 74 miliardi e 3 milioni di clienti. L’approvazione che sembrava scontata ha vissuto momenti di particolare criticità soprattutto a Lodi. L'assemblea degli azionisti della Banca popolare di Lodi riunita al palazzetto dello sport di Lodi, ha registrato forti contrsti e qualche accesa polemica. Gli interventi davvero molto numerosi dei soci contrari all'operazione hanno surriscaldato il clima. Nonostante Ivo Gronchi avesse assicurato che l’operazione rappresenta per Lodi il solo e unico possibile progetto di rilancio. Le resistenze nascevano dall’assegnazione ai soci Bpi di 0,43 azioni della nuova holding capogruppo per ogni azione della banca lodigiana posseduta. Ritenuto un con cambio non equo. I lodigiani rimproverano a Gronchi di aver venduto la loro popolare a Verona.

In silenzio il Parlamento approva

Passata sotto silenzio come succede a tutte le leggi che… niente si sa e meglio è, nei giorni scorsi, mentre il dibattito politico parlamentare si concentrava e concentrava l’attenzione dei media e della gente sulla crisi di governo, sui 12 punti di Prodi e su tutto il resto che abbiamo visto e sentito, senza tregua per la nostra salute oltre che per la nostra intelligenza. A Montecitorio con una bella e sostanziosa maggioranza – 295 voti a favore – è passato il rinnovo, questa volta definitivo – del cd decreto “milleproroghe”. Una specie di sacco nero in cui sono state infilate tutte le possibili e le probabili mille e mille piccole o grandi “seccature” che gravavano sui lavori del Parlamento. Di logica un intervento che generalmente si fa a fine legislatura, quando si vuole finire con il botto delle prebende o delle mini sanatorie.
Anche in questa edizione anticipata c’è di tutto e di più: dalle nuove normative per la realizzazione delle strutture antincendio in alberghi e pensioni all’obbligo delle scritte in braille sulle confezioni dei prodotti medicinali; dal rinnovo di incarichi, cariche e consulenze alle sanatorie per multe e sanzioni ; dall'assunzione di vigili del fuoco, all'assunzione di personale a tempo indeterminato nei ministeri e negli enti pubblici, in deroga al blocco del turn over, fino alla cancellazione del ticket sanitario introdotto dalla Finanziaria. Gli enti locali , i comuni che hanno fatto debiti e speso oltremisura, violando il patto di stabilità, sono perdonati, mentre le province di nuova istituzione si riprendono i fondi che non avevano speso nel 2006 e possono utilizzarli nell'anno in corso. A chi nel Transatlantico chiedeva un commento, i deputati accorsi numerosi e compatti al voto hanno risposto frettolosamente che il decreto Milleproroghe è molto utile per non soffocare il Parlamento su piccoli problemi. In fondo si tratta di ordinaria amministrazione. Quella a cui dedicano il loro tempo i parlamentari peones che non godono delle luci della ribalta ma che devono rispondere alle richieste, domande, aspettative degli elettori del loro collegio. Che c’è di male?

sabato 10 marzo 2007

Photo/ Orgoglio italiano


Il prezzo dei DICO

La manifestazione di sostegno ai Dico è stato un successo. Le cronache parlano di oltre 50.000 mila persone in piazza, Alessandro Zan, il leader della manifestazione ne ha contati oltre centomila. Una piazza Farnese stracolma, in un tripudio di bandiere colorate dell'Arcigay, quelle viola dell'Arcilesbica e quelle di Ds, Ulivo, Prc e Rosa nel Pugno, ha accolto i manifestanti riuniti dallo slogan "Diritti ora!". I commenti, le critiche e le polemiche - e qualche fischio per Mastella - hanno raccontanto questa giornata. Al centro della polemica soprattutto la presenza dei ministri del governo che sostengono il ddl sui Dico. Simone Cristicchi, fresco vincitore di SanRemo ha chiuso la manifestazione con un suo concerto. Bene! Tutto è andato come doveva. Tutti a casa. Gli effetti della manifestazionie si faranno sentire tra qualche giorno. Nel dibattito politico in corso, nelle nuove dichiarazioni dei pro e dei contro, tra le discussioni della gente.

Detto questo, mi sto chiedendo se il senso vero di questa manifestazione, così come delle mille e mille dichiarazioni che l'accompagnano, sia solo e davvero il fermo e civile sostegno al ddl sulle unioni civili o non si intravede qualcos'altro? Chi in politica dà un senso ai messaggi, infatti, non può non leggere in questa manifestazione una volontà di andare come si diceva una volta "ai materssi". Lo scontro politico nella maggioranza riprende vigore. I Dico sono una delle foglia di fico che dovrebbe coprire le tensioni, le trappole sui nuovi equilibri che gravano nella Maggioranza. Prodi ha tentanto di disennescare questa mina. Ma se le ritrovata tra i piedi.
La svolta come dire "centrista" che ha avuto la crisi di governo, ha bisogno di essere riequlibrata "a sinistra". I DS, i verdi, PRC, Comunisti Italiani e Rnp sanno bene che dovranno votare anche in Senato il rifinanziamento delle missioni all'estero. Ma vogliono i Dico. Non si tratta più di un diritto civile, ancorchè sacrosanto e legittimo - nel paese i Dico sono stati approvati da tempo ormai - ma di rimettere a posto gli equlibri di potere e di indirizzo di questa fragile maggioranza. Mastella e Rutelli sanno bene che la loro guerra santa non ha futuro, nonostante Andreotti e il nuovo Ruini. Ma devono trattare con il Governo e la maggioranza una buon'uscita. I tavoli dell'accordo passano dalla nuova legge elettorale per Mastella e dal costituendo Partito Democratico per Rutelli. Sembra.

venerdì 9 marzo 2007

Scusate ma sto dalla parte di Mastella

Ieri sera, il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha abbandonato in polemica con il conduttore la trasmissione Annozero di Michele Santoro. La puntata, la prima della nuova serie, era dedicata all'omosessualita' e ai Dico. Il ministro, forse un pò ingenuamente, era sceso nell’arena di Santoro per rispondere alle domande di alcuni inviati alla trasmissione, giovani gay e miltanti delle organizzazioni gay, che lo hanno impietosamente incalzato sulle sue drastiche posizioni sui Dico e sulle sua politica. L’atmosfera della trasmissione era stata ampiamente surriscaldata dalla “lettera prioritaria” che Marco Travaglio ha inviato a Giulio Andreotti sulle nefandezze, mai commentate nè biasimate dal divo Giulio, dei preti pedofili che invece sui gay ha usato in questi giorni parole sferzanti (... lettera su cui varrebbe la pena ritornare).
Tutto secondo copione si direbbe, Mastella fermo sulle sue posizioni, Santoro e i suoi ospiti a incalzarlo con non poca aggressività. Faziosità e fastidiosa saccenteria da tutte e due le parti. Uno spettacolo davvero deprimente, punteggiato dalle espressione e dalle smorfie che la regia inquadrava sul volto del ministro e nelle annoiate facce degli ospiti.
L’uscita di scena di Mastella ha sbilanciato tutto. Ha reso nudo Santoro di fronte alla sua rigidità e alla sua arroganza. Ancora una volta Michele Santoro non coglie il limite della sua azione, andando oltre il diritto di inchiesta e se volete oltre il limite del buongusto. Il reportage sul World Gay Pride del 2000, pur nella sua forte espressività, è stato usato come gesto di sfida e di provocazione. Tutta la puntata è stata messa in piedi per alzare i toni non solo della discussione ma anche delle emozioni. Imitando Michel Moore, Santoro estremizza i messaggi televisivi e ne radicalizza la percezione. Tutto deve dare il senso della sfida.
Mastella pur nella sua incontinente logorrea ha tentato di riportare la discussione su un ambito meno volgare. Ma Santoro lo rimetteva al centro del ring. Come in un film di pulp fiction.
Ha fatto, quindi, bene Mastella ad andare via. Ieri sera non si stava discutendo se pur animatamente di un tema molto caldo e dilaniante per le coscienze di tutti. Ierisera Santoro ha messo in scena una fight novel, in cui non ci poteva essere spazio per altro se non per gli inseguimenti e le contumelie e Mastella non poteva aver diritto a manifestare le sue idee – pur se discutili, in qualche forma. Questa televisione non ci piace. Non perché è faziosa e arrogante. Ma perché serve solo a dare sfogo ad un risentimento ormai cronico che non vuole chetarsi. A pensarla così anche molti italiani che a Santoro ieri sera hanno preferito di gran lunga dicono i dati d’ascolto il tormento esistenziale degli ospiti della casa del Grande Fratello.

giovedì 8 marzo 2007

Cosa ha fatto cambiare idea a Visco?

Il viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, ha cambiato idea. Durante un'audizione davanti alle commissioni Finanze e Bilancio della Camera ha detto che la riduzione della pressione fiscale è un'iniziativa che si può realizzare "in tempi brevi”.
Per non essere lasciare spazio a facili entusiasmi ha però precisato che per realizzare questa riduzione, condizione essenziale è il raggiungimento degli obiettivi indicati nel Patto di Stabilità e Crescita. Nella sua inaspettata dichiarazione il viceministro delle Finanze è confortato da alcuni dati che disegnano un quadro molto positivo delle entrate tributarie: nel 2006 sono risultate, infatti, maggiori del previsto per 8,6 miliardi. In valori assoluti la crescita delle entrate tributarie nel 2006 rispetto al 2005 è stata di 37,7 miliardi.
Fermo restando che la riduzione della pressione fiscale sarebbe cosa buona e saggia, resta da chiedersi come mai le previsioni del governo siano state così manifestatamene smentite? Anche se in positivo. Hanno quindi ragione i commenti della destra che accusano il Governo di aver gridato al lupo sui disastrati conti dello Stato prima di aver certezza dei dati a consuntivo? Ha ragione il sen. di AN, Mario Baldassarre che accusa il governo di falso in bilancio?
Domande che meriterebbero una più strutturata risposta, di quella che si sente in giro nei talk show della politica in Tv, delegata tra l'altro a ministri poco competenti in materia come Rosy Bindi.
Ma al di là delle puntualizzazioni necessarie serve una risposta che contenga anche una nuova forma di responsabilità di chi governa i nostri conti. Quella capace non solo di aspettare che le cose…avvengano e che le previsioni si ... smentiscano … ma di chiarirci bene e in fretta come sarà possibile rendere stabile e strutturale questi miglioramenti.
Non basta Mr. Visco che lei ci dica che “un maggior gettito strutturale anche per quest'anno potrebbe essere registrato a condizione che quanto previsto dalla Finanziaria sia compiutamente approvato e realizzato". Ma soprattutto non basta perché tutti qui stiamo tentando di capire se e come il maggior gettito e questo nuovo e sorprendente virtuosismo fiscale di noi italiani potrà cambiare il nostro lavoro, la nostra vita qui e ora e il nostro futuro.

Se si votasse oggi ...

Alcuni rispettabilissimi e affidabili sondaggi dicono che se si votasse oggi, il centrodestra di Silvio Berlusconi vincerebbe le elezioni. Secondo questi sondaggi il centrosinistra si attesterebbe al 42,5 per cento delle preferenze, ben la di sotto del 57 per cento del centrodestra, con FI primo partito in Italia, con il 33 per cento dei voti (più dieci per cento rispetto alle ultime politiche, quando si fermò al 23 per cento) e i Ds al 26,8 (quasi cinque punti in meno). Tra Berlusconi e Prodi c’è una forbice nettissima: 58,4 per cento per il Cavaliere e 30 per Prodi. A niente vale la tiepida rilevazione che per il Governo Prodi è finita l’emorragia di fiducia che si era scatenata durante l’approvazione della Finanziaria e dopo il pasticciaccio della sfiducia sulla politica internazionale subita due volte al Senato. I commenti che giungono dai dintorni di Palazzo Chigi sono esemplari e stereotipati…. “E’ normale che un governo che adotta una finanziaria così pesante sconti un contrasto emotivo”…. “La litigiosità e la frammentarietà della coalizione non gioca a nostro vantaggio” … “Appena si cominceranno a vedere i risultati della nostra azione di governo il paese ci riconoscerà merito e fiducia”… Frasi da ABC della politica.
Resta il fatto che senza consenso non si governa nemmeno il proprio condominio. Scaricare le responsabilità alla litigiosità della coalizione, all’ostracismo radicale di Mr. Rossi o di Mr. Turigliatto è esercizio infantile e davvero ingenuo.
Governare questo crollo di fiducia dovrebbe essere uno dei 12 punti del Prodi bis. Si spera che Silvio Siriana possa fare i miracoli. Ma non sarà così se Prodi & C non entrano nelle case degli italiani, non solo per raccontare le favolette sul futuro prossimo, sul rimborso delle tasse, sulle nuove agevolazioni per le famiglie, la sanità etc. Queste cose gli italiani se l’aspettano e non hanno niente di eccezionale. In casa degli italiani Prodi deve entrarci per capire meglio cosa vogliono gli italiani. Quale futuro immaginano per loro e i loro figli. In quale paese vorrebbero poter vivere la loro vita. Aiutare questo paese a realizzarsi.

In Inghilterra Tony Blair nei primi anni della sua lunga leadership ha fatto una cosa “straordinaria” che gli è valsa la rielezione per ben tre volte. Ha reso vivibili le città. Ha risolto l’emarginazione delle periferie. Ha dato slancio alle città “addormentate” dalla crisi economica. Ha governato la multiculturalità. Ha dato agli inglesi un nuovo orizzonte di serenità che ha saputo coniugare il benessere alla qualità della vita.
Chi ha visitato Londra in questi anni - pur nella precarietà della minaccia terroristica - ha visto gli inglesi sorridere. Non succedeva dal 1966. Da quel lontano INGHILTERRA - GERMANIA OVEST 4-2 che li laureò Campioni del Mondo di Calcio.

Stragi del sabato sera: E' tempo di cambiare

Dall'inizio dell'anno sono morti sulla strada più giovani italiani (138) che in tutte le missioni militari dal 1945 in poi (106). Per interrompere questo suicidio collettivo a puntate, il governo si accinge a dettare regole e inasprire sanzioni. Come già il governo precedente, ingrandisce il cartello "Attenti al cane" senza rendersi conto che il cane non c'è. Il cane sono le auto di polizia e carabinieri che dovrebbero controllare il territorio, dissuadendo gli ubriachi dal salire in auto e sottoponendo i sospetti alla prova del palloncino. In Germania, dove bevono peggio ma non meno che da noi, le stragi del sabato sera non esistono più. In Francia neppure. E non in un virtù di un miracolo o della particolare resistenza alcolica degli indigeni. Il crollo degli incidenti ha coinciso con la decisione di mettere una pattuglia di agenti davanti ai locali a rischio. Cosa costa imitarli? Nelle casse dello Stato ci sono 37 miliardi di entrate fiscali extra: potremo permetterci di usarne qualcuno per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine. Persino la Federvini ha promesso un aiuto. Se il numero d'incidenti crollasse di colpo, sapremo di essere sulla strada giusta. Coraggio, ministri Amato, Bianchi e Melandri. Fatelo per i ragazzi e un po' anche per i genitori: passano le notti in bianco in attesa di una porta che si apre.
Questo stesso pezzo è uscito nel "Buongiorno" di Massimo Gramellini su La Stampa e ne "L'Amaca" di Michele Serra su la Repubblica e ne "Italians" di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera

La public company del prof. Rossi

Guido Rossi ha ricevuto il via libera dal cda di Telecom Italia e si avvia, con il forte sostegno di tutti i manager, a dare vita al suo pallino di sempre. Creare una public company delle telecomunicazioni. Un’operazione che come si sa è vista con favore da Palazzo Chigi e da molti ambienti governativi, soprattutto quelli vicini all’area riformista.
La cordata tutta italiana, formata da Madiobanca, Fondo Clessidra, Capitalia, Unicredit e Generali e da alcune Fondazioni, è pronta ad entrare nella cassaforte Olimpia, in cui Pirelli e Benetton custodiscono il 18% di Telecom. Se il prof Rossi riuscirà nell’impresa, Tronchetti Provera dovrà trovare altri spazi di manovra per tentare di rientrare dai debiti che lo attanagliano in Pirelli. Tutto questo mentre il coinvolgimento del fronte spagnolo, Telefonica, che in un primo momento era sembrata la ciambella di salvataggio di Tronchetti, dopo un incontro tra Rossi e il presidente di Telefonica, Allerta, si sposta su un piano di alleanza industriale (soprattutto per Telecom Brazil).

Non ha sortito alcun effetto il tentativo di uno dei consiglieri del cda Telecom, vicino a Tronchetti, che ha chiesto chiarimenti al presidente Rossi sul perché del suo ostinato niet all’accordo finanziario tra Telefonica e Pirelli. Sembra che Guido Rossi abbia risposto con distaccato fastidio alla provocazione.

Photo/ 8 marzo, Festa della donna

foto di Isabella Balena

mercoledì 7 marzo 2007

Mons. Bagnasco da Genova, nuovo presidente della CEI

L'arcivescovo di Genova, monsignor Angelo Bagnasco è il nuovo presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Papa Benedetto XVI lo ha nominato dopo aver accettato la rinuncia per raggiunti limiti d'età del cardinale Ruini.
L'arcivescovo di Genova ha 64 anni. La sua nomina alla presidenza della Cei è stata fortemente voluta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato.
Cosa cambia nel governo dei vescovi italiani con la sua nomina?
A Genova mons. Bagnasco e' molto apprezzato per il suo ruolo di guida spirituale di laici e religiosi. Riservato, ma affabile, con una cultura robusta e una grande attenzione per la dimensione spirituale, dice chi lo conosce bene.
Con buona probabilita' la sua nomina seguirà una linea di continuita' con l'impostazione di S.E. il card. Ruini.
Mons. Bagnasco ha fatto già sapere che ha sempre condiviso la linea di Ruini sui DICO e su tutte le prese di posizione della Chiesa sui quesiti politici e sociali italiani. Ribadendo oin una recente intervista che ''ai cattolici non basta essere presenti e dire semplicemente che ci sono. Devono dimostrare tutta la forza della loro identita' con grande serenita'''.
Chi si aspettava un cambio radicale ne resterà forse un po’ deluso. La Chiesa non intende per niente rinunciare al suo principio di identità di una nazione, di un popolo, di una società.
Tra i vescovi italiani, tuttavia, la nomina è stata accompagnata da segnali di delusione: sono molti infatti, quelli che, pur in segretezza, dichiarano il loro disagio per l'interventismo politico della Cei ruiniana, per la mancanza di collegialità, per i criteri assolutistici delle nomine che tendono a privilegiare figure opache ma fedeli. Chiamati a confrontarsi con i problemi e le realtà sociali nella propria diocesi, come l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che si è più volte proposto come attento osservatore dei movimenti pacifisti e dei No Global. Monsignor Bagnasco dovrà fare qualcosa di diverso dal suo predecessore, per dimostrare che la Chiesa di Roma non si è chiusa e arroccata in una torre di silenzio, ma si pone all’ascolto della società italiana , interpretandone i mutamenti, le difficoltà e i pericoli per condurla, con coraggio e determinazione, verso orizzonti di umanità e di speranza. Quello che da decenni ormai non fa più.

Da Bertinoro ... nulla di nuovo

Come molti sanno lo scorso 3 e 4 marzo, l’ Associazione PER la Rosa nel Pugno ha riunito a Bertinoro , tra Forli e Cesena, quel che resta della diaspora socialista , e non solo, per dare vita a una costituente che si propone la nascita di un nuovo soggetto politico "laico" e "liberalsocialista.
Il programma che si è dato fin dalle sue prime battute è ambizioso, come sottolinea Lanfranco Turci che con Peppino Calderola, ne è uno degli ispiratori: “una sinistra capace di interpretare l'Italia dei giovani che vogliono una scuola e un'università più qualificate, capace di abbattere le barriere delle baronie e delle protezioni corporative e che li liberi dal ruolo di perenni outsiders del mercato del lavoro. Una sinistra che sappia conquistare la fiducia della borghesia non protetta e non protezionista, capace di sfidare la concorrenza internazionale in Italia e all'estero. Una sinistra che parli ai lavoratori qualificati che sanno che la loro prima difesa è nella loro professionalità, più che nell'egualitarismo di politiche sindacali”.
Una casa comune per i mille sparsi rivoli socialisti che possa aprire una pagina nuova per il socialismo italiano”, dichiara Boselli, che li vorrebbe dentro lo SDI. A lui fanno eco Bobo Craxi, Gianni De Michelis, Rino Formica, Emanuele Macaluso, Valdo Spini, Saverio Zavettieri che ritengono questo tentativo un passo avanti rispetto all'esperienza della famiglia socialista europea, mentre con il nuovo Partito Democratico, che sta nascendo tra tensioni e ripensamenti, si è di fronte a un passo indietro sui valori socialsiti della laicità e dei diritti civili.
Ci risiamo! Mentre tutto lascia credere che la frammentarietà del quadro politico è l’ostacolo da superare per ridare senso alla governabilità di questo paese, c’è sempre qualcuno che prova a ritagliarsi, in un misto di velleitarismo e di arroccato presenzialismo politico, un “posto al sole” da dove rimestare, per solo gaudio e godimento, le asfittiche atmosfere di una sinistra “d’antan”. A leggere l’elenco dei promotori e dei sostenitori, non fa meraviglia.

Photo/Vergogna


martedì 6 marzo 2007

Il sistema proporzionale non mi convince proprio

La tentazione di insistere sul proporzionale come soluzione condivisa per la riforma elettorale sembra stia contaggiando i due schieramenti. Ma siamo proprio sicuri che un proporzionale se pur rivisto e corretto può sostiuire il "porcellum" e ridare governablità a questo paese? Io non ne sono molto sicuro. Mi piacerbbe vederci più chiaro. Ad aiutarmi la voce.info che in questi giorni ha pubblicato una nota molto chiara sul rapporto tra legge elettorale ed economia.

Partiamo da come stiamo: in Italia non c'è mai stata così tanta frammentarietà nel quadro politico come oggi: 23 partiti in Parlamento e 11 nella coalizione di maggioranza.
Regalo senza dubbio e da tutti riconosciuto dell'attuale legge elettorale proporziale "zoppa"e delle regole di finanziamento dei partiti che incentivano la creazione di one-man party.
Avere tanti partiti nella maggioranza di governo, sottolineano Tito Boeri e Massimo Bordignon di lavoce.info, “ rende difficile prendere decisioni tempestive, aumenta il potere di veto dei partecipanti, riduce la qualità e la coerenza delle politiche. Il problema della frammentarietà è ancora più grave in un sistema proporzionale, che di per sé spinge i partiti a dividersi sulle politiche, alla ricerca di visibilità e voti. E le due cose interagiscono; poiché se ci sono più partiti con il proporzionale, ci sono anche più governi di coalizione”.
Quindi il proporzionale sembra ancora destinato a regalarci solo litigiosi e fragili governi di coalizione. Il problema dicono si potrebbe risolvere imponendo una soglia di sbarramento. Una soglia al 5%, come nel caso tedesco, sarebbe ideale e sufficiente a ridurre il numero dei partiti presenti nel Parlamento.
Una soglia giudicata già troppo alta per i partiti minori che con lo sbarramento non potrebbero fare altro che aggregarsi. Cosa che renderebbe ancora più caotico e nervoso il dopo-elezioni. Le cordate elettorali hanno vita brevissima e finiscono a pesci in faccia ( leggi, la Rosa nel pugno…!!!) E che ne sarebbe del bipolarismo? “Il rischio è quello della formazione di un centro perennemente al potere, alleato ora con la sinistra ora con la destra dello schieramento parlamentare”, commentano Boeri e Bordignon.
Ma quello che è peggio, fanno rilevare i due economisti, è che tutto questo l’abbiamo già visto e vissuto e abbiamo anche visto, purtroppo, come il pendolo centrista ha fatto esplodere il nostro debito pubblico.
Più leggo e meno mi convinco che Casini, Bertinotti, Mastella e C. ci stiano vedendo giusto.

Photo/ Le stragi del sabato sera


I DICO e il paese reale

Il sondaggio del mensile Focus, secondo cui il 93% degli italiani si dichiara aperto ad amicizie con omosessuali, al di là del dato incontrovertibile che segnala che la maggioranza degli italiani non condanna e non teme il mondo gay, dimostra una cosa che nei palazzi del potere si continua a non prendere in dovuta considerazione. E cioè che questo bistrattato paese è migliore di quello che TV, giornali e politica ci vogliono far credere. Ciò che lascia perplessi e a volte fa pure un po’ incazzare è che si lascia credere che la gente, gli italiani, non sappiano cosa pensare e soprattutto come vivere. C’è una forma di assistenza psicologica, refrattaria a qualsiasi testimonianza di emancipazione civile e sociale, che vuole , o meglio vorrebbe, suggerirci, consigliarci o indicarci la “retta via” del nostro vivere sociale.
Si sta discutendo tanto sui DICO che molto probabilmente non verranno nemmeno discussi in Parlamento…. Ebbene chi si prende la briga di andare a dire a loro signori e a lor monsignori che per il paese i DICO nascono già vecchi? Chi a far capire loro che il paese i DICO li ha già approvati da molto tempo?

Quanto può essere utile comprare l'oppio afghano?

Sta facendo discutere la proposta della Sinistra radicale di avviare nell'ambito della progettata conferenza internazionale di pace per l’Afghanistan, una sperimentazione per l'acquisizione dell'oppio afghano ai fini terapeutici. iIl progetto vorrebbe trasformare l'oppio afghano in morfina e codeina al fine di soddisfare la domanda internazionale di farmaci per la terapia del dolore ed è ritenuto molto importante per i contadini, per liberarli dall'egemonia dei talebani.
Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, pur manifestando qualche perplessità - «comprare l'oppio sarebbe una decisione illegale visto che il governo afghano considera illegale la sua produzione» - ha rivelato che la proposta potrebbe essere discussa in sede internazionale. Anche se l'ONU ha fatto subito sapere che questa è un'ipotesi impraticabile.
Ma D’Alema ha capito una cosa: su questa proposta, in discussione nell'Aula della Camera prima del voto, potrebbe giocarsi l'appoggio della sinistra radicale al decreto di rifinanziamento delle missioni militari, Afghanistan compreso.

Eccolo perciò pronto a spostare ancora più avanti il livello di “internazionalizzazione” del nostro intervento in Afghanistan, lisciando un po’ il pelo alla Sinistra Radicale che si è un po’ arroccata dopo il raid aereo della Nato su Kabul che ha causato vittime civili. Sembra che la sua dichiarazione con cui ha commentato l’eccidio: “L’Italia è turbata!” - non abbia placato le ali oltranziste della nostra sinistra radicale.

Uno spitz per Stalin

Sul Messaggero Veneto, è apparso un annuncio per ricordare il 54.mo anniversario della morte di Iosip Vissarionovic Dijugashvili, meglio conosciuto come Stalin.
Il dittatore sovietico morì il 5 marzo 1953, quando aveva 74 anni. Nel necrologio, anonimo, c’era una scritta, simpatica: "Torna ke ti perdonin". Sembra che il 'padre di tutte le Russie' riscuota ancora qualche simpatia.
Venata con un pò di ironia e forse innaffiata da qualche giro di spitz.

Vade retro Larghe Intese!

Cosa si nasconde dietro le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Giuliano Amato quando ha invocato le "maggioranze variabili" non solo sulla legge elettorale ma anche per sostenere la nuova fase del governo?
La calda accoglienza alle esternazioni di Amato da parte di Prodi e Bertinotti lasciano credere che l’obiettivo immediatamente temporale è quello del rinnovo della missione in Afghanistan. Ma non solo. L’obiettivo secondo molti è più ampio e più “sottile”. Si vuole far saltare gli attuali equilibri in Parlamento per puntare diritti verso le larghe intese. Bella la nota di Franceschini: «siamo specialisti nel costruire corde alle quali poi impiccarci ». Il nervosismo serpeggia da tutte le parti. Tutti sembrano aver intuito il messaggio e alzano barricate. Alcune anche “velenose” come Diliberto, Fini e lo stesso Fassino.
Vade retro larghe intese!
Ma a guardarci bene dentro sembra proprio che non ci siano alternative. La «fatidica» quota 158 è un’asticella difficile da superare quotidianamente a Palazzo Madama per Prodi. Il problema sollevato dal titolare del Viminale resta intatto, perchè l’auto-sufficienza «politica» al Senato—almeno sulla missione in Afghanistan — non c’è. Così come non c’è sui Dico e come in futuro potrebbe non esserci sul decreto Bersani per le liberalizzazioni. Napolitano è preoccupato.
Prodi si sente di nuovo nel mirino degli impallinatori. Non può fare altro allora che di giocare in prima persona la carta rischiosissima della riforma elettorale. La prende in mano e tenta l’impossibile:
trovare un’intesa con il Polo. Ma anche qui si intravede un retro-pensiero. Prodi vuole allungare i tempi a dismisura e intanto governare. Le invocate maggioranze variabili lo potrebbero sostenere e la nuova legge elettorale diventerà così la sua salvezza. Un quadro politico davvero entusiasmante nemmeno una settimana dopo aver ricevuto la nuova fiducia e aver dichiarato al mondo l’auto-sufficienza .
A volte sembra che il Bagaglino di Pippo Franco, Oreste Lionello e Leo Gullotta si sia spostato in Piazza Montecitorio.

L’altro giorno a Perugia si è svolto un convegno che voleva analizzare il grado di percezione degli analisti politici stranieri e della stampa estera a comprendere le cose della politica italiana. Io credo che se c’è qualcuno che riuscirà a spiegare loro questa nuova teoria delle “maggioranze variabili” , questo qualcuno va proposto per il Premio Nobel.

sabato 3 marzo 2007

A Silvio Sircana fischiano le orecchie!

Il governo ungherese ha scelto come portavoce Zsuzsa Demcsak ,na fotomodella i 28 anni. Avrà l compito di "comunicare e tradurre in un linguaggio quotidiano, accessibile a tutti, le riforme e le iniziative del neonato governo".
Zsuzsa Demcsak, alla sua straordinaria avvenenza accompagna un curruculum di tutto rispetto. E' stata apprezzata conduttrice televisiva ma non ha mai avuto esperienze in politica. Ha studiato economia e legge, parla inglese, tedesco e italiano. La grande diffidenza con cui è stata accolta la sua nomina dalla stampa di Budapest lascia credere che il tentativo ha scosso il paludoso e refrattario , anche lì, mondo dell'informazione politica.

Al povero Sircana cominciano a fischiare le orecchie!

A Tronchetti non piacciono più i ...Rossi

L'operazione Olimpia-Telecom-Telefonica si è arenata. In attesa di tempi migliori. Marco Tronchetti Provera ci ha provato con insistenza e con caparbietà. Ma non ha convinto. Non é riuscito a convincere il Palazzo - in cui tra l'altro, dopo la vicenda Rovati , non gode di molte simpatie - che l'operazione non avrebbe regalato la più grande azienda italiana delle telecomunicazioni a mani straniere. Ad aiutarlo nel fallimento senza dubbio l'ostracismo del presidente pro-tempore di Telecom, Guido Rossi. Al professore e al management di Telecom questa operazione non va proprio a genio e i messaggi che hanno fatto pervenire a Palazzo Chigi e dintorni sono stati chiari e precisi. Talmente precisi che il presidente di Telefonica, Cesar Alierta, prima di stoppare tutto, ha voluto incontrare il vertice di Telecom. Un incontro cordiale e sincero da cui è emerso che tra i vertici di Pirelli e Telecom c'è qualcosa che non va. Quindi, fermi tutti, se ne riparlerà.
Eppure tutto lasciava credere che l'operazione si poteva fare. Soprattutto dopo l'ormai famoso vertice di Ibiza tra Prodi e Zapatero, che ha dato via libera all'operazione Albertis-Autostrade e all'alleanza tra Enel e Endesa.
Dicono che Tronchetti Provera non l'abbia presa molto bene. E si profila una guerra di nervi tra lui e il prof. Rossi. Il quale può contare sull'incondizionato appoggio del Governo e di D'Alema, in particolare - si sa che i due sono in ottime relazioni. Certo è che i due progetti di riordino e rilancio del gruppo telefonico sono davvero antitetici. Quello di Rossi vuole, con il recalcitrante sostegno delle banche e del FI2 , blindare in Italia l'operazione e relegare MTP in un angolo. Quello del marito di Afef, disposto sembra anche a rinunciare ad un ruolo centrale, tenta, invece, un'allenza "internazionale" che sul piano industriale sarebbe ossigeno puro per l'azienda e nello stesso tempo risolverebbe l' insostenibile situazione debitoria di Olimpia. Come nei migliori thriller la situazione resta molto fluida.

La storia di Gesù ...una verità troppo rigida?

Nell'aula della Conciliazione in Laterano, monsignor Romano Penna ha tenuto una conferenza per dare una risposta "contenuta" e "senza anatemi" al proliferare di libri che hanno come argomento la vita di Cristo. Dopo lo straordinario successo del "Codice da Vinci" di Dan Brown e dell'"Inchiesta su Gesù" di Augias e Pesce. Senza paragonare i due libri - quello di Brown è un fumettone "americano" in cui gli errori e le sviste storiche ne fanno un'opera di fantasia, mentre quello di Augias e del biblista Pesce riscontrano almeno una parziale attenzione e validità storiografica - dalla Conferenza di mons. Penna è uscito in sostanza un messaggio chiaro ed assoluto: la figura del Cristo non può essere compresa giustamente senza accogliere la sua forza mistica, il suo mistero. Ma vi è dippiù. Mons. Penna nega qualsiasi leggittimità storiografica a ogni altra fonte che non siano quelle riconosciute e autorizzate dalla Chiesa di Roma. Bollando ogni tentativo di storicizzazione del Cristo come sciocchi esercizi. In fondo nella loro inchiesta anche Augias/Pesce raccontano quanti millantati vangeli hanno invaso la nostra storia prima che la Chiesa riconoscesse come libri sacri solo i quattro Vangeli.

Senza entrare nel merito teologico dell'argomento. Mi sembra che un altro sia il punto che emerge. Non so se la Chiesa fa bene a chiudersi in questa sua rigidità. In fondo questi libri, pur nella loro incompletezza e palese approssimazione - rafforzano e riconoscono l'umanità del Cristo, senza scalfire la sacralità e il mistero della sua figura. In un momento storico in cui le contrapposizioni teologiche si stanno radicalizzando sentire, anche se non in perfetta sintonia con le verità ecclesiali - il Cristo uomo tra gli uomini può aiutarci a riflettere e a ravvivare la nostra fede.

venerdì 2 marzo 2007

La nomina della Ronconi e il ministro Ferraro

La Procura di Roma ha avviato delle indagini preliminari nei confronti del ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero per la nomina dell'ex brigatista Susanna Ronconi a membro della consulta nazionale delle tossicodipendenze. Il reato ipotizzato dalla Procura sarebbe quello di abuso d'ufficio. L'incarico alla ex brigatista era "illegittimo" in quanto Susanna Ronconi è interdetta dai pubblici uffici.
Senza gridare allo scandalo, il ministro Ferraro avrebbe potuto risparmiarsi e risparmiarci questa ennesimo gesto di disobbedienza civile, chiamiamola cosi. La Ronconi sta scontando la sua pena, godendo dei benefici di legge. E nessuno credo civilmente vorrebbe ributtarla nell’inferno delle carceri di sicurezza. Sta lavorando per i servizi sociali, e dicono lo stia facendo bene e con estrema passione e dedizione. Le va dato merito e riconosciuta la pienezza e la completezza del passaggio. Ma perché non farlo nell’anonimato? Perché non scegliere di tornare “normale” pur sapendo che ha vissuto una aberrante anormalità sociale? Il ministro Ferrero e tanti come lui che fanno da baby sitter agli ex terroristi farebbero meglio a lasciare che la loro vita, oltre ai benefici di legge, si godesse, riconquistandolo, anche il premio di quell’anonimato che negli anni di piombo loro hanno stravolto e usato come arma da fuoco.

Il SSN è promosso...lo dicono gli italiani...del nord.

E’ una notizia che bisogna far girare. A me sembra straordinaria. Non tanto perché fotografa una realtà poco conosciuta. Ma soprattutto perché rompe un luogo comune e tenta di rimettere nel giusto contesto il fenomeno della Malasanità. Piaga e vergogna che accompagna gli ospedali e la sanità italiana nel suo complesso. Eccola la notizia: Gli italiani promuovono a pieni voti il servizio sanitario nazionale. Secondo l'indagine Istat sulla salute, effettuata su un campione di 60mila famiglie e presentata al ministero della Salute, un terzo della popolazione è molto soddisfatto del Sevizio Sanitario, e gli dà un voto fra il 7 il 10. Il 43,4% dà una valutazione intermedia, mentre solo il 17,2% esprime insoddisfazione. Italiani nel complesso soddisfatti, dunque, ma con grosse differenze tra Mezzogiorno e Settentrione. Le regioni nelle quali i giudizi negativi sono più numerosi si trovano tutte al Sud: Calabria (35,9%), Puglia (28%) e Sicilia (25,6%). Al Nord, invece quelle con un livello maggiore di soddisfazione. In particolare, sono molto contenti del servizio sanitario gli abitanti della provincia di Bolzano (68,8%), della Valle d Aosta (59,6%) e dell'Emilia-Romagna (46,8%).
Ma allora uno si chiede tutte quelle immagini, i servizi, i reportage e le inchieste – ultima quella dell’Espresso sull’ospedale Umberto I° di Roma - che sono film dell’orrore girati a Cinecittà?
Visto che ci lavoro da troppo tempo con i sondaggi e le opinioni, forse l’indagine Istat non dice tutto. O meglio forse le domande non volevano sapere tutto. Certo il campione è ampio e rappresentativo, ma non mi convince una piccola evidenza che l’indagine non enuncia. Quanti degli intervistati ha, nell’ultimo anno, fatto ricorso, visita o è passato da un ospedale italiano?
Comunque resta una buona notizia. Il Ministro Turco e gli assessori regionali della sanità possono così contare su un clima di fiducia, nonostante tutto. Resta il fatto però che i topi all'Umberto I° e le allucinanti scene degli ospedali in Calabria e nel sud in generale in completo abbandono stanno lì a ricordarci che la realtà se ne fotte dei sondaggi!