martedì 27 marzo 2007

Finanziare i partiti. E' ora di ripensarci

Il lungo articolo sull'Unità del tesoriere dei DS, Ugo Sposetti, sulla necessità di tornare al finanziamento pubblico dei partiti, molto probabilmente non ha incontrato grande attenzione e soprattutto non ha trovato fin qui commenti. Mi permetto quindi di arrogarmi il diritto di farlo e tornare su quanto Sposetti ha voluto senza remore ribadire con chiarezza. Il tesoriere dei DS scrive che è necessario innazitutto levare il velo di ipocrisia che governa l'attuale normativa, frutto del referendum abrogativo della legge sui finanziamenti ai partiti del 1993, sui rimborsi elettorali. Sposetti fa notare e con lui la Corte dei conti che questi "rimborsi" sono in realtà veri finanziamenti pubblici. Alcuni evidenti dati relativi alle ultime elezioni europee rivelano che i partiti hanno incassato dallo Stato molto ma molto di più di quanto hanno in realtà speso (249 milioni di euro incassati contro gli 89 spesi). Continuare a far finta di niente è non solo offensivo ma anche stupido. Quindi. La politica ha bisogno dei finanziamenti pubblici. Non c'è via d'uscita. Raccontarci la favola che i partiti devono vivere dei contributi dei propri iscritti e delle trattenute sugli stipendi degli eletti è fare dispetto all'intelligenza di noi italiani. Sposetti dice che senza finanziamento pubblico si rischia di "lasciare spazio a persone o gruppi dotati di una forte disponibilità finanziaria o mediatica", con il risultato di negare la democrazia e il suo oggettivo sviluppo. Sposetti ha ragione! Il costo della politica è un dovere di uno stato civile e democratico. E' quindi una questione attuale che va affrontata e risolta. Con limpidezza e soprattutto con chiarezza. Chi come Ldv o i radicali bloccano ogni soluzione possibile ( l'ultima è la proposta dello stesso Sposetti che con Boato avevano suggerito la nascita di Fondazioni di partiti per beneficiare dei contributi pubblici) non può "gridare " al ladro e richiedere a gran voce i "rimborsi elettorali". Non vi è dubbio che l'esperienza di Mani pulite e dei tanti piccoli e grandi scandali sui finanziamenti occulti alla politica che abbiamo intravisto e seguito in giro per l'Europa e non solo, non ci permettono di essere particolarmente disponibili a rivedere l'esito di quel referendum del '93. Resta, però, il fatto che se questo paese non vuole delegare la sua podestà ai tycoon dell'economia, ai concessionari di stato e/o ai rider della finanza deve risolvere e presto questo problema. Continuare ad essere presi in giro con il gioco delle tre carte, chiamando rimborso quello che è puro finanziamento non è degno di un paese civile. Che dite?

1 commento:

Hari Seldon ha detto...

Bussare ancora alle tasche degli italiani è fare torto non più alla nostra intelligenza di cittadini, quanto alla nostra pazienza. Io non voglio pagare questa politica cialtrona, impreparata, rissosa, inconcludente.