mercoledì 27 dicembre 2006

A che punto è la ... notte

Prosegue lo sciopero dei giornali. Uscite a singhiozzo. Pagine senza firme. Dichiarazioni al veleno. Governo alla finestra. Editori e sindacato fermi sulle rispettive sponde del fiume. A chi spetta il primo passo? Passi dall'edicola e l'edicolante ti guarda e spera che tra il TG4 stampato, i fatti del ticino o i sensazionali scoop di Feltri tu possa trovare il coraggio di comprare qualcosa. In fondo la notizia è notizia, e se con un affilato macete sfoltisci un pò il sensazionalismo a buon mercato la notizia la trovi anche lì. Io li ho comprati. Anche se Michele Serra mi toglierà il saluto.
Tutto questo mentre mi chiedo se gli editori, che sembra accanitamente continuano, ... ancora, a rifiutare ogni forma di trattativa, non stiano in qualche modo ledendo uno dei principi della nostra Cosituzione - che tra l'altro oggi, 27 dicembre festeggia il suo 59° compleanno: l'art.21 che regola il diritto all'informazione.

I cittadini hanno diritto ad essere informati. Non è possibile che questo diritto sia lasciato all'insindacabile opportunità di una classe imprenditoriale - gli editori - e/o di una categoria professionale - i giornalisti.
Pur nel rispetto della libertà d'impresa e delle relazioni industriali, occorre che il Governo intervenga per costringere editori e giornalisti a sedersi intorno al tavolo della trattativa e pongano fine a questo vulnus democratico. Il governo o i ministri competenti intervengono spesso sulle "faccende sindacali" - è vero per lo più sollecitati da una delle parti o per chiaro interesse nazionale - forse l'informazione non ha carattere d'interesse nazionale?

Già si sente dire che il Governo ha approfittato dello sciopero della stampa per approvare, senza chiasso e senza rischi di deblache, una Finanziaria sanguisuga e pasticciona. Non è vero, lo sappiamo bene. Ma chi glielo toglie dalla testa a quelli che in edicola hanno trovato solo la stampa "antigovernativa"? Avete letto gli editoriali che giustificavano il cd "crumiraggio"?

mercoledì 20 dicembre 2006

Il PR licensing ... la riforma degli ordini professionali

Il mio primo corso di accreditamento FERPI ricorda ormai l'era paleolitica delle PR. Se non ricordo male era il 1980 o il 1981. Devo avere da qualche parte la preziosa pergamena in similcartoncino con la firma di Attilio Consonni o Alvise Barison conferitomi per la partecipazione al seminario di aggiornamento professionale che mi dava diritto a dirmi " professionista delle Relazioni Pubbliche". Beh, già da allora nei comitati regionali della FERPI e in giro per i bar e le piazze della comunicazione si parlava con insistenza dell'urgenza e della ovvia necessità che il Ministero di Grazia e Giustizia provvedesse, senza ulteriori esitazioni a costituire l'Albo professionale dei Comunicatori d'impresa.
Sono passati tanti anni ormai ed ecco che nei giorni scorsi un gioviale e animoso Ministro, si dice per non farsi scavalcare da un suo collega più accreditato, si presenta ad uno degli ultimi CdM e con decisione si fa approvare una Riforma, un pò cerchiabottista, ma che cancella in poche righe le attese e le richieste che hanno dato risalto e furore a convegni, discussioni, lettere al direttore e frasi romboanti.... sulla competività, l'accesso alle professioni, il diritto alla pubblicità,. etc.
Era ora...anche se ...come si dice... adesso viene il bello. Il bello è presto detto... Il disegno di legge che darà vita e corso alla Riforma Mastella dovrà risolvere qualche nodo..diciamo spinoso... Per esempio...l'eccessivo numero di associazioni professionali .. basta dare uno sguardo al Rapporto del CNEL sulle professioni non regolamentate ... Dovrà intervenire sugli ambiti di privilegio e di protezionismo di alcuni Ordini professionali, veri e propri potentati che presentano un congruo numero di eletti all'interno del nostro parlamento in grado di condizionare, trasversalmente, le scelte di qualsiasi Governo. Ma su questo ci torneremo...

Quello che mi preme adesso sottolineare sono i riflessi..a mio giudizio positivi, in prospettiva, che potrebbero coinvolgere la professione e i professionisti delle RP. Dalla lettura dei requisiti necessari per poter accedere all'elenco delle associazioni professionali, sembra che le PR e i suoi professionisti abbiano le carte in regola.
Per cui, non vedo grandi difficoltà alla costutuzione di un albo professionale. Quello che mi chiedo invece è... come potranno o dovranno essere gestiti gli aspetti di controllo e di riferimento deontologico? quali saranno i limiti e i livelli di professionalità richiesta, in aggiunta a quelli definiti dalle norme generali di indirizzo contenenti nella Riforma Mastella? Quale organismo sarà deputato a certificare, controllare governare le "vicende"? La Ferpi, naturalmente. Ma al di là del truismo che può rappresentare la risposta, ho la sensazione che, come succede ad ogni passaggio o cambiamento di programma, la Ferpi non sia in grado di assolvere a questo incarico. La sua azione è stata encomiabile in tutti questi anni, per il definitivo accreditamento della professione, per la sua corretta e professionale intepretazione, per il livello di cultura e di credibilità che ha saputo esprimere. Tutto ben fatto! Ma questo passaggio presuppone una diversa impostazione- o se volete - una nuova missione. La Ferpi non potrà più essere una associazione di professionisti, un rotary accademico e autoreferenziato. Non dovrebbe scimiottare gli ordini, dovrebbe rappresentare il fare e non chi lo fa. Poche regole ma chiare. Ponendo paletti all'identità e non all'ingresso. Facendosi tutore e custode del "dirsi PR", e non notaio di iscrizioni e marchette di adesione... Altrimenti il rischio è di allontanarsi dalla modernità, dall'efficienza e soprattutto di non dare una risposta, oggetivamente, all'altezza delle speranze, delle aspettative e della passione dei tanti giovani che hanno scelto di costruire qui e con questo nostro bellissimo lavoro il loro futuro, e tornare alle polverose stanze degli ordini e delle categorie.

lunedì 18 dicembre 2006

I fatti scompaiono...ma non per magia

Ancora una volta Marco Travaglio parte all'attacco e mena fendenti a destra e a manca. Il fustigatore delle Immoralità pubbliche e private dei potenti del nostro paese ci informa dettagliatamente e con grande enfasi che in Italia il giornalismo è un cane da compagnia. Meglio, da riporto. Nel suo ultimo libro, "La scomparsa dei fatti", MT viaggia spedito nei mille casi di giornalismo asservito. Elencando con una precisione quasi maniacale, fatti, misfatti, date e circostanze che segnano la cifra di una vergognosa e antidemocratica gestione dei media e in particolare dei TG. Non si salva nessuno. RAI, Mediaset, giornali e giornalisti di destra, giornali e giornalisti di sinistra. Una lunga, precisa e interminabile requisitoria che lascia un pò interdetti. Travaglio conosce ormai bene l'arte dell'indignazione - il suo maestro Indro Montanelli era solito sottolineare ..." non mi sorprendo... ma mi indigno ...." - e in questo libro lascia al lettore il gusto e il piacere di indignarsi di fronte a così tanti servizievoli e appagati "giornalisti del potere".
Tutto fila secondo schemi e secondo luoghi più o meno comuni. Tutto ampiamemnte documentato e tutto ampiamente riferito. Travaglio for president!!!!
Ma c'è una piccola nota a margine. Le fonti di delegittimizzazione che Travaglio richiama con grande enfasi sono per lo più fonti d'inchieste della magistratura, - ancora in fase di indagine - o riferimenti di gossip redazionale - tutto legittimo, per carità - che diventano qui un racconto e una lettura per congetture, interpretazioni e soprattutto ipotesi... Tutto questo mi ricorda un pò Sciascia e la sua polemica sui professionisti dell'antimafia.....
Certo, salvare i giornalisti o molti di loro, è impresa impossibile. Ma paragonarli a Silvan...mi sembra un pò troppo.....

venerdì 15 dicembre 2006

Uno sguardo oltre ...il ponte

Sto finendo di leggere l'ennesino articolo sul variegato e stucchevole dibattito...in corso da mesi...ormai...sulla Finanziaria e sui suoi....repentini e inspiegabili capovolgimenti, correzioni, ritirate strategiche e ...accesi distinguo...un caravaserraglio di voci e di smentite, di accuse e di richiami, di minacce e di ...incomprensioni. In fondo un bella lezione a chi si occupa di comunicazione. Avevamo sperato che cambiato il conducente si potesse per una volta assistere a qualcosa di meno imbarazzante. Niente da fare. Eppure questa volta era proprio necessario stare lì un attimo a pensare come fare in modo che non arrivassero solo urla, fuori dal Palazzo... I portavoce sono stati tenuti in fondo alla sala... così la bagarre intorno ai microfoni...ha regalato gustosi e imbarazzanti quadretti di..ordinaria follia..politica.