mercoledì 7 marzo 2007

Mons. Bagnasco da Genova, nuovo presidente della CEI

L'arcivescovo di Genova, monsignor Angelo Bagnasco è il nuovo presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana. Papa Benedetto XVI lo ha nominato dopo aver accettato la rinuncia per raggiunti limiti d'età del cardinale Ruini.
L'arcivescovo di Genova ha 64 anni. La sua nomina alla presidenza della Cei è stata fortemente voluta dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato.
Cosa cambia nel governo dei vescovi italiani con la sua nomina?
A Genova mons. Bagnasco e' molto apprezzato per il suo ruolo di guida spirituale di laici e religiosi. Riservato, ma affabile, con una cultura robusta e una grande attenzione per la dimensione spirituale, dice chi lo conosce bene.
Con buona probabilita' la sua nomina seguirà una linea di continuita' con l'impostazione di S.E. il card. Ruini.
Mons. Bagnasco ha fatto già sapere che ha sempre condiviso la linea di Ruini sui DICO e su tutte le prese di posizione della Chiesa sui quesiti politici e sociali italiani. Ribadendo oin una recente intervista che ''ai cattolici non basta essere presenti e dire semplicemente che ci sono. Devono dimostrare tutta la forza della loro identita' con grande serenita'''.
Chi si aspettava un cambio radicale ne resterà forse un po’ deluso. La Chiesa non intende per niente rinunciare al suo principio di identità di una nazione, di un popolo, di una società.
Tra i vescovi italiani, tuttavia, la nomina è stata accompagnata da segnali di delusione: sono molti infatti, quelli che, pur in segretezza, dichiarano il loro disagio per l'interventismo politico della Cei ruiniana, per la mancanza di collegialità, per i criteri assolutistici delle nomine che tendono a privilegiare figure opache ma fedeli. Chiamati a confrontarsi con i problemi e le realtà sociali nella propria diocesi, come l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, che si è più volte proposto come attento osservatore dei movimenti pacifisti e dei No Global. Monsignor Bagnasco dovrà fare qualcosa di diverso dal suo predecessore, per dimostrare che la Chiesa di Roma non si è chiusa e arroccata in una torre di silenzio, ma si pone all’ascolto della società italiana , interpretandone i mutamenti, le difficoltà e i pericoli per condurla, con coraggio e determinazione, verso orizzonti di umanità e di speranza. Quello che da decenni ormai non fa più.

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