domenica 11 marzo 2007

Tremonti indica la linea, ma non è quella del suo Capo

Finito di presiedere la riunione del Parlamento del Nord, l’ ex ministro dell’economia, Giulio Tremonti ha fatto un salto da Lucia Annunziata per dare "in mezz’ora" la linea politica con cui la CDL tenterà l’ennesima spallata al governo Prodi. La linea dice il vicepresidente di FI è semplice e chiara.
Bisogna tenere in funzione il Parlamento solo per dare vita alla riforma elettorale. Serve una riforma semplice che garantisce il governo che gli elettori hanno scelto, proporzionale, con il sistema di un uomo un voto, e l'antiribaltone . L'attuale modello elettorale non e' il massimo ma e' meglio della campagna elettorale continua. Prima si fa e meglio è”.
Fatta la legge subito al voto, perché questo governo non sta in piedi e sta facendo solo danni e demagogia, oltre al fatto che non ha vinto le elezioni e governa illegittimamente.
In effetti una chiarezza e una semplicità che Tremonti finalmente riconquista dopo averle smarrite quando da ministro dell’economia si arrampicava sugli specchi per convincere gli italiani che “eravamo un paese ricco e felice”.
Ma sembra che da qualche giorno non si parli con il suo capo. Altrimenti avrebbe saputo che dalle parti di Arcore o di Macherio, a giorni alterni, il problema sembra non essere più la tenuta del Governo, la nuova legge elettorale o il voto al rifinanziamento alle missioni internazionali. Tutti argomenti che non sono in cima ai pensieri del Cavaliere.
Berlusconi ha un problema bello grosso. Non è più sicuro di essere il capo del centrodestra. Da quando si è accorto che i suoi alleati stanno lavorando per se stessi e non sono più invasi dal sacro fuoco della riconoscenza non riesce a sorridere più. Qualcuno gli ha fatto sapere o capire che se questa situazione si sbloccasse, comunque si sbloccasse - accordo bipartizan sulla nuova legge elettorale o caduta del governo Prodi - lui ne uscirebbe con le ossa rotta. La sua leadership non reggerebbe più nè con il suo osannato bipolarismo imperfetto, meno che meno con il proporzionale che vuole Tremonti. Regalerebbe a Casini il centro del ring. E Pierferdinando non è uno che si farebbe sfuggire l'occasione per fare mazzetta con Mastella e quelli dell'ex Dc che non ci stanno al partito democratico e giocare di sponda con il pallino in mano.
Berlusconi sa che deve fare un salto di qualità. Per restare dov’è deve innanzitutto smarcarsi dall’equazione Prodi=Berlusconi. I due sono legati indissolubilmente dai reciproci destini. Ma per avere il tempo per farlo deve sperare che le cose restino come sono per un po’. Tanto Casini dovrà rientrare dalla sua libera uscita. Non ha il fiato per reggere. La complicità di Bossi non conosce crisi. E soprattutto Fini non è pronto a rilevare la ditta. Mentre quelli del centrosinistra, è sicuro, continueranno a farsi del male da soli. Visto come sono bravi a farlo. Perciò avanti piano così. Senza scossoni, per favore.

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