Prosegue lo sciopero dei giornali. Uscite a singhiozzo. Pagine senza firme. Dichiarazioni al veleno. Governo alla finestra. Editori e sindacato fermi sulle rispettive sponde del fiume. A chi spetta il primo passo? Passi dall'edicola e l'edicolante ti guarda e spera che tra il TG4 stampato, i fatti del ticino o i sensazionali scoop di Feltri tu possa trovare il coraggio di comprare qualcosa. In fondo la notizia è notizia, e se con un affilato macete sfoltisci un pò il sensazionalismo a buon mercato la notizia la trovi anche lì. Io li ho comprati. Anche se Michele Serra mi toglierà il saluto.
Tutto questo mentre mi chiedo se gli editori, che sembra accanitamente continuano, ... ancora, a rifiutare ogni forma di trattativa, non stiano in qualche modo ledendo uno dei principi della nostra Cosituzione - che tra l'altro oggi, 27 dicembre festeggia il suo 59° compleanno: l'art.21 che regola il diritto all'informazione.
I cittadini hanno diritto ad essere informati. Non è possibile che questo diritto sia lasciato all'insindacabile opportunità di una classe imprenditoriale - gli editori - e/o di una categoria professionale - i giornalisti.
Pur nel rispetto della libertà d'impresa e delle relazioni industriali, occorre che il Governo intervenga per costringere editori e giornalisti a sedersi intorno al tavolo della trattativa e pongano fine a questo vulnus democratico. Il governo o i ministri competenti intervengono spesso sulle "faccende sindacali" - è vero per lo più sollecitati da una delle parti o per chiaro interesse nazionale - forse l'informazione non ha carattere d'interesse nazionale?
Già si sente dire che il Governo ha approfittato dello sciopero della stampa per approvare, senza chiasso e senza rischi di deblache, una Finanziaria sanguisuga e pasticciona. Non è vero, lo sappiamo bene. Ma chi glielo toglie dalla testa a quelli che in edicola hanno trovato solo la stampa "antigovernativa"? Avete letto gli editoriali che giustificavano il cd "crumiraggio"?