martedì 13 febbraio 2007
Cosa si nasconde dietro il no di Unipol a Bazoli?
Sembrava tutto fatto. Le nozze Hopa-Mittel erano ormai annunciate. A Brescia tutto era pronto per brindare al nuovo successo e alla definitiva conquista del potere finanziario sull'asse padano-veneto. Ma un imprevisto NO di Unipol, socio del patto di sindacato che governa la bresciana Hopa di Gnutti&Friends, ha mandato tutto a carte quarantotto. Si dice per pochi centesimi di euro. Uno 0,25 per azione, che moltiplicati per i milioni di azioni che sono in mano a Unipol fanno sempre una bella plusvalenza. Ma se fosse solo questione di centesimi l'accordo l'avrebbero trovato prima del consiglio di ieri. Cosa altro nasconde, quindi, questo NO, urlato, di Unipol a Bazoli? Innanzitutto, lo sgambetto ha un sapore di un avvertimento. Il rullo compressore che si è abbattutto sull' alta finanza italiana non può schiacciare tutto e tutti, si vuole dire. Poi sotto sotto c'è anche un messaggio per così dire politico. La tenaglia che si sta formando tra il clan Bazoli da una parte e quello Geronzi dall'altra e che molto probabilmente si andrà a stringere sul nuovo assetto di Mediobamca e Generali - regine di tutti i giochi finanziari italiani - non piace a chi non ha ancora digerito la fusione Intesa-San Paolo e a chi ha segrete velleità su Capitalia. Quindi Unipol ha lanciato il guanto di sfida non tanto perchè vuole mettere i bastoni tra le ruote a questo progetto, ma perchè molto probabilmete vorrebbe evitare che il magma delle conseguenze che si scatenerà non la penalizzasse più di tanto. Patti chiari subito. E amici come prima. Poi ognuno per la sua strada.
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