Cosa si nasconde dietro le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Giuliano Amato quando ha invocato le "maggioranze variabili" non solo sulla legge elettorale ma anche per sostenere la nuova fase del governo?
La calda accoglienza alle esternazioni di Amato da parte di Prodi e Bertinotti lasciano credere che l’obiettivo immediatamente temporale è quello del rinnovo della missione in Afghanistan. Ma non solo. L’obiettivo secondo molti è più ampio e più “sottile”. Si vuole far saltare gli attuali equilibri in Parlamento per puntare diritti verso le larghe intese. Bella la nota di Franceschini: «siamo specialisti nel costruire corde alle quali poi impiccarci ». Il nervosismo serpeggia da tutte le parti. Tutti sembrano aver intuito il messaggio e alzano barricate. Alcune anche “velenose” come Diliberto, Fini e lo stesso Fassino.
Vade retro larghe intese!
Ma a guardarci bene dentro sembra proprio che non ci siano alternative. La «fatidica» quota 158 è un’asticella difficile da superare quotidianamente a Palazzo Madama per Prodi. Il problema sollevato dal titolare del Viminale resta intatto, perchè l’auto-sufficienza «politica» al Senato—almeno sulla missione in Afghanistan — non c’è. Così come non c’è sui Dico e come in futuro potrebbe non esserci sul decreto Bersani per le liberalizzazioni. Napolitano è preoccupato.
Prodi si sente di nuovo nel mirino degli impallinatori. Non può fare altro allora che di giocare in prima persona la carta rischiosissima della riforma elettorale. La prende in mano e tenta l’impossibile:
trovare un’intesa con il Polo. Ma anche qui si intravede un retro-pensiero. Prodi vuole allungare i tempi a dismisura e intanto governare. Le invocate maggioranze variabili lo potrebbero sostenere e la nuova legge elettorale diventerà così la sua salvezza. Un quadro politico davvero entusiasmante nemmeno una settimana dopo aver ricevuto la nuova fiducia e aver dichiarato al mondo l’auto-sufficienza .
A volte sembra che il Bagaglino di Pippo Franco, Oreste Lionello e Leo Gullotta si sia spostato in Piazza Montecitorio.
La calda accoglienza alle esternazioni di Amato da parte di Prodi e Bertinotti lasciano credere che l’obiettivo immediatamente temporale è quello del rinnovo della missione in Afghanistan. Ma non solo. L’obiettivo secondo molti è più ampio e più “sottile”. Si vuole far saltare gli attuali equilibri in Parlamento per puntare diritti verso le larghe intese. Bella la nota di Franceschini: «siamo specialisti nel costruire corde alle quali poi impiccarci ». Il nervosismo serpeggia da tutte le parti. Tutti sembrano aver intuito il messaggio e alzano barricate. Alcune anche “velenose” come Diliberto, Fini e lo stesso Fassino.
Vade retro larghe intese!
Ma a guardarci bene dentro sembra proprio che non ci siano alternative. La «fatidica» quota 158 è un’asticella difficile da superare quotidianamente a Palazzo Madama per Prodi. Il problema sollevato dal titolare del Viminale resta intatto, perchè l’auto-sufficienza «politica» al Senato—almeno sulla missione in Afghanistan — non c’è. Così come non c’è sui Dico e come in futuro potrebbe non esserci sul decreto Bersani per le liberalizzazioni. Napolitano è preoccupato.
Prodi si sente di nuovo nel mirino degli impallinatori. Non può fare altro allora che di giocare in prima persona la carta rischiosissima della riforma elettorale. La prende in mano e tenta l’impossibile:
trovare un’intesa con il Polo. Ma anche qui si intravede un retro-pensiero. Prodi vuole allungare i tempi a dismisura e intanto governare. Le invocate maggioranze variabili lo potrebbero sostenere e la nuova legge elettorale diventerà così la sua salvezza. Un quadro politico davvero entusiasmante nemmeno una settimana dopo aver ricevuto la nuova fiducia e aver dichiarato al mondo l’auto-sufficienza .
A volte sembra che il Bagaglino di Pippo Franco, Oreste Lionello e Leo Gullotta si sia spostato in Piazza Montecitorio.
L’altro giorno a Perugia si è svolto un convegno che voleva analizzare il grado di percezione degli analisti politici stranieri e della stampa estera a comprendere le cose della politica italiana. Io credo che se c’è qualcuno che riuscirà a spiegare loro questa nuova teoria delle “maggioranze variabili” , questo qualcuno va proposto per il Premio Nobel.
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