venerdì 26 gennaio 2007

Manager alla ricerca di vendetta

Tutti pensavamo che i managers dedicassero tempo, energie e stress al lavoro animati dalla voglia di successo e di denaro. Business Week ci racconta un'altra storia. Potere e denaro sono sempre le principali leve che spingono uomini e donne a diventare workalcholic, ma c'è un altro fattore che sta diventanto sempre più determinanate: la vendetta.
Il mondo degli affari è diventato un'arena ipercompetitiva, ci spiega il settimanle USA, dove le vittime si contano a migliaia, ogni settimana. I licenziati, i sottovalutati, gli scavalcati. etc, etc. si considerano vittime di grandi e piccole ingiustizie. Un'offesa "narcisistica" a cui rispondere con la più feroce, cinica e tremenda vendetta.

Riprendersi quello che si aveva o meglio riuscire con caparbietà e cinismo a toglierlo all'usurpatore, per un manager licenziato o destituito, diventa la sola e unica ragione di vita.
Business Week fa un caso limite. Ricordate Steve Jobs fondatore di Apple, costretto a lasciare la compagnia nel 1985? L'invetore dell'I-pod ha lavorato sodo per ritornare nel 1997 alla testa della Sua comapgnia. E oggi si gode non solo la vendetta, ma anche il ritrovato successo commerciale.

Ma la vendetta non è solo un piatto che si serve freddo. La vendetta in azienda è anche un piatto che si serve a "piccole dosi", ricorda la rivista. Le piccole ferite quotidiane che agitano le giornate di tanti manager sono peggio delle coltellate alla schiena che si usavano una volta. E qui gli esempi sono tanti. Il pass negato, la segretaria che si ammala, il report sbagliato, la frecciata al bar, etc,etc,etc... chi non ne vede mille ogni giorno?


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