martedì 13 febbraio 2007

I nemici a sinistra

La scoperta e gli arresti della nuova cellula delle Brigate Rosse riapre la mai sopita discussione sulle responsabilità e sulle necessità di una analisi storico-politica sui cosidetti "nemici a sinistra". Il rituale quanto opportuno e ovvio richiamo ai fondamenti democratici delle aree politiche e sindacali da cui emergono alcuni dei componenti di queste nuove cellule - questa volta è la CGIL ad essere direttamente coinvolta - è fuori discussione. Bene quindi ha fatto Epifani, con coraggio e con chiarezza - a togliere di mezzo ogni strumenatalizzazione e ogni parossistica connivenza.
Lasciamo a Bondi e ad AN l'ingrato e stupido compito di fare polemica politica con il terrorismo.
Ma non posso lasciar passare nell'indifferenza alcune considerazioni che ho letto e che negano, con una miopia inspiegabile, una realtà che il paese e la sinistra si trascina ormai dal lontano '77. Sto parlando di quelli che Nenni molto tempo prima aveva definito "i nemici a sinistra". Negarne l'esistenza e soprattutto sottovalutarne la portata deflagrante in alcuni ambienti è miopia. Ritenere poi che dopo ogni maxi retata siano stati completamente debbellati, mi sembra una superfiaclità pericolosa. La storia politica e sociale della nostra sinistra non finirà di produrre "nemici alla sua sinistra". Contrariamente a quanto si pensa o si vuol lasciar pensare non è la grammatica delle parole della politica dell'estremismo con i suoi slogan e le bandiere bruciate che ne alimentano le ceneri. Nè la totale inacapità della sinistra stessa di rispondere alla domanda di radicalismo espressivo che proviene dalla marginalità e dalla precarietà sociale di alcune aree dell' antagonsimo politico. Quello è appunto antagonsimo che non ha niente a che vedere con il terrorismo.
I "nemici di sinistra" sono la mal riuscita assunzione di responsabilità che la sinistra, nel suo complesso, non è riuscita a completare, subito dopo i cosiddetti anni di piombo. In particolare l'aver data per conclusa e definitivamente superata una fase storica, senza approfondire il grado di profondità delle ragioni che essa aveva raggiunto.
Il terrorismo è stato semplicemente sconfitto, ma mai superato. Per superarlo sarà necessario dare a questo paese forse una migliore e più condivisa forma e attuazione alla democrazia compiuta, capace di alimentare e sostenere una convivenza politica e sociale in cui la grammatica della violenza non sia più declinata in ogni aspetto della controversia dialettica e non - dal calcio alla politica, dalla tv al gossip, dalla burocrazia al giornalismo. Il terrosirmo è un virus da cui non si guarisce mai. Un corretto e sano stile di vita "democratico" e responsabile evita pericolose recidive.

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