Una settimana di quelle che non si dimenticano sta per accompagnare la tenuta del Governo Prodi. Un governo preso tra due fuochi. Da un lato gli ultra-cattolici della Margherita e l'Udeur, dall'altro i dissidenti della sinistra radicale.
Un vero doppio agguato, in vista soprattutto di due appuntamenti cruciali in Parlamento. Soprattutto al Senato dove, considerando l'opposizione dei senatori di Mastella e i NO ancora virtualmente non rientrati dei Teo-Dem diellini, al momento,neanche a ricontarli 1000 volte ci sono i numeri per far passare il DDL sulle coppie di fatto.
Sul fronte della politica estera, invece, il nodo è quello del rifinanziamento della missione in Afghanistan e le conseguenze della manifestazione di Vicenza.
C’è da non dormire di notte.
Ma nonostante l’aria indichi tempesta intorno al governo l’ottimismo non manca.
Un ottimismo che dovrebbe essere in qualche modo cavalcato da chi ha a cuore le sorti del governo.
Senza voler sottovalutare i problemi e i conseguenti pericoli di tenuta della maggioranza. Forse sarebbe il caso che l’agenda setting del Governo si concentrasse un po’ di più sui tanti aspetti positivi che stanno accompagnando il suo primo anno di vita.
Perché non fare fronte comune sul dato di eccezionale rilevanza della crescita economica e soprattutto dei conti pubblici? Perché trascurare il dato rilevante che in Italia la disoccupazione è ai minini storici? Perché ancora non chiedersi se il paese si sta veramente rimodernando e se le lenzuolate di Bersani –quelle sull’energia arrivano dopo oltre 15 anni anni di silenzio - hanno davvero un senso? L’elenco delle buone cose, stranamente sarebbe lungo – mancano all’appello i buoni esiti della lotta all’evasione, le nuove indicazioni sulla spesa sanitaria, gli interventi a sostegno della scuola…etc. – Ma tutto si sta concentrando, e giustamente forse, sui DICO e su Vicenza. Dove le due anime di questo governo si sono arroccate e sono inconciliabilmente ferme sulle loro posizioni. La sintesi richiesta da Napolitano non ha riscosso particolare successo.
Non c’è dubbio che le ragioni e i valori che sostengono le tesi avverse alle decisioni del governo vanno considerate ma questa volta sembra tutto pleonastico e fuorviante. Sui Dico come sulla politica estera. Sui Dico, le parole della Chiesa sono state usate come clava e come barriera, da chi ha paura di ritorsioni prettamente elettorali. La Chiesa ha il diritto di esprimere ogni sua considerazione e ogni suo parere. Chiederle il silenzio è deprimente oltre che oltraggioso. Ma se qualcuno pensa di cavalcare i No della Chiesa per eventuali ritorni elettorali fa un grave errore di valutazione della nostra società e dei cattolici in particolare.
Il Governo ha il dovere di dare risposte, garantendo il più possibile a tutti i propri diritti per veder rispettati i doveri. Mastella e i diellini lo sanno prima degli altri.
Sulla politica estera un solo accenno. Trovo il richiamo alla pace e il NO alla guerra sacrosanti e condivisibili. Quello che mi appare evidente invece è che anche qui e questa volta, sia come è stata gestita politicamente la manifestazione di Vicenza sia come si vuole condizionare il ruolo internazionale del paese, si è maturata la vecchia e ormai obsoleta rappresentazione delle due anime della sinistra. Quella per e quella contro.
Avere sempre e comunque un nemico CONTRO cui combattere è il peccato originale dell’estremismo di sinistra che non si smuove dalle inutili quanto vane posizoni di retroguardia ideologica che pensa di poter/dover difendere.
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1 commento:
concordo con la tua analisi
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